“La Pinacoteca tra Patrimonio e Donazioni. Il senso della grafica da Vitaliano De Angelis a Mimì Quilici Buzzacchi” è un evento promosso dal Comune di Collesalvetti, ideato e curato da Francesca Cagianelli, in occasione della mostra Una donna tra le due guerre. Mimì Quilici Buzzacchi e l’Italia del ‘900: vedute del cuore tra xilografie, litografie ed ex-libris 1923/1969 (15 novembre 2018 -7 marzo 2019, tutti i giovedì, ore 15.30-18.30)”.
“Questa – spiegano dalla Pinacoteca con un comunicato – sarà la volta di Dario Matteoni, storico dell’arte e direttore “Alma Artis” – Accademia di Belle Arti, Pisa, che interverrà su tematiche internazionali relative all’influenza di Escher in Italia, oggetto della lezione Al tempo di Escher: viaggio in Italia sulle orme della xilografia italiana da Benvenuto Disertori a Bruno Da Osimo. Racchiusa nell’ambito di una catena di giganti della xilografia nazionale, quali Benvenuto Disertori (Trento, 1887 – Milano, 1969), e Bruno da Osimo (Osimo, 1888 – Ancona 1962), Mimì Quilici Buzzacchi giocherà la sua brillantissima partita firmando una sorta di baedeker novecentesco in cui la fantasia luministica tende a rivitalizzare le vestigia dell’architettura italiana”.
“Su tutti – si legge ancora nella nota – regna l’ombra di Maurits Cornelis Escher (Leeuwarden 1898 – Laren 1972), presente in Italia nella primavera del 1922 in compagnia di alcuni amici svizzeri quali Giuseppe Haas Triverio (Sachseln, 1899 – 1963), decoratore poi convertitosi alla pratica incisoria, e del pittore Robert Schiess (Cham, 1896–1956), con cui visitò l’Abruzzo, la Campania, la Sicilia, la Corsica e Malta. Rimasto stregato dalla bellezza del territorio italiano, il grafico vi ritornò nell’autunno dello stesso anno, imbarcandosi su una nave da carico diretta a Cadice e, quindi, a Genova, spingendosi fino a Siena, dove eseguì le prime xilografie dedicate ai paesaggi italiani. Folgorato dalle meraviglie architettoniche senesi e dalle scenografiche campagne toscane, avviò una produzione xilografica intitolata al magniloquente patrimonio naturalistico e artistico toscano, diversificando gli itinerari, senza mancare di appassionarsi anche a San Gimignano”.
“Animato da una crescente irrequietudine – conclude la nota – nella primavera del 1923 Escher si trasferisce in costiera amalfitana, di cui ritrasse i declivi calcarei a picco sul mare e – ammaliato sia dalla straordinaria plasticità dell’atmosfera luminosa, sia dalla commistione di elementi romani, greci e saraceni presente nelle architetture di Ravello, Atrani e Amalfi – si dilettò di addentrarsi nei segreti di una così teatrale orografia. Stabilitosi poi a Roma, in un’elegante dimora nel quartiere gianicolense, Escher poté finalmente dedicarsi con assoluta devozione alla sua vocazione grafica“.
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