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VALERIO FABIANI DAL PALCO DELLA FESTA DE L’UNITÀ: «NECESSARIO UN CAMBIAMENTO NEL PD». E CRITICA IL JOBS ACT

Valerio Fabiani (a destra) invitato da Dario Fattorini (a sinistra)

Collesalvetti Un intervento politico alla luce degli ultimi fatti di cronaca e dei risultati delle ultime tornate elettorali. È quanto ha fatto domenica scorsa il coordinatore regionale del Partito Democratico Valerio Fabiani dal palco della Festa de l’Unità di Collesalvetti ad oggi ancora in corso nella frazione capoluogo. Fabiani col suo discorso ha evidenziato il cambiamento che a suo dire risulterebbe essere necessario all’interno del Partito Democratico e della Sinistra italiana, muovendo anche un’aspra critica nei confronti del Jobs Act e sul tema della globalizzazione.

«SE IL PD AVESSE IL VOLTO DEI VOLONTARI ANZICHÉ QUELLO DEI DIRIGENTI…»«Ringrazio tutti i volontari della Festa de l’Unità – ha esordito Fabiani – perché queste feste non sono solo manifestazioni organizzate da un partito politico, ma sono feste di popolo. In questi giorni, settimane e mesi, ci interroghiamo tutti (qualcuno tanto e forse qualcuno troppo poco) sulle ragioni della sconfitta terribile che ha subito la Sinistra in questo Paese. Proviamo quindi a darci delle risposte anche se oggettivamente in questo periodo sono più le domande delle risposte, ma io penso che una risposta la possiamo trovare qui in una festa organizzata e fatta vivere da tantissimi giovani poiché io penso che se il PD avesse il volto di molti dei suoi volontari piuttosto che quello di molti dei suoi dirigenti, le cose francamente andrebbero un po’ meglio. Stasera voglio provare a condividere con voi una riflessione e a rivolgervi un appello. Abbiamo visto i fatti terribili di questi giorni che hanno colpito la città di Genova e che in verità hanno colpito anche ciascuno di noi. Ci ha colpito la tragedia in sé, le persone che così ingiustamente hanno perso la vita e ci ha travolto solamente un’unica domanda: perché? Arriverà il momento in cui questo perché dovrà emergere grazie a chi ha il compito di farlo, ossia la Magistratura e le Forze dell’Ordine. Ci ha colpito quello che è accaduto ai funerali di Stato, anche a me personalmente hanno fatto male quei fischi. Certamente c’è chi ha strumentalizzato la vicenda a fini politici e sicuramente noi questa strumentalizzazione dovremmo combatterla con tutte le forze che abbiamo. Io vorrei che il mio partito e la Sinistra italiana si facessero qualche domanda».

LA CRITICA AL JOBS ACT «Questa settimana – ha continuato il coordinatore regionale PD – sono stato davanti ai cancelli di una fabbrica che sta per chiudere in Toscana, uno stabilimento ex Pirelli a Figline. In quella fabbrica 318 lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro perché così, dalla mattina alla sera, la proprietà, ha scelto. E mentre quelle persone erano a lavoro, a casa alle loro mogli, mariti e ai loro familiari arrivava la lettera in cui sia annunciava il licenziamento. Quelle persone sono, come tante altre, vittime di tante ingiustizie. Prima di tutto sono vittime di un modello di sviluppo che ha piegato il lavoro e la dignità delle persone in nome – si è detto – del mercato che deve avere il primato. Bastava svincolare il mercato dai famosi lacci e lacciuoli perché da solo avrebbe restituito opportunità e ricchezza a tutti, si pensava. Quelle persone sono vittima di un modello cui anche chi sta da questa parte della politica ha chinato troppe volte la testa; troppe volte non abbiamo avuto il coraggio di metterlo in discussione e questo attiene ad un’impostazione che ha caratterizzato la Sinistra non solo negli ultimissimi anni, ma penso che sono almeno vent’anni che noi per raccontare il mondo e le sue contraddizioni, siamo costretti ad utilizzare parole di altri. Io penso sia il momento di dotarci di un nostro pensiero, di parole nostre per raccontare quelle disuguaglianze. Quelle persone sono anche vittima di scelte sbagliate che abbiamo fatto noi. Perché quelle persone oggi non hanno diritto alla cassa integrazione perché una legge, il Jobs Act, gliela toglie».

«NON CE LA POSSIAMO CAVARE DICENDO…» «Quando si perdono le elezioni in maniera così amara e profonda – ha continuato Fabianinon te la puoi cavare dicendo come qualcuno ha detto “gli italiani non hanno capito, gli italiani ci hanno voltato le spalle”, ma devi necessariamente domandarti se non è che per loro sei tu ad aver voltato le spalle a loro quando ne avevano bisogno. Si tratta di un dovere morale che ti consente di ripristinare quella credibilità minima per tornare in quei luoghi. Ho ascoltato le ansie e le preoccupazioni di quei lavoratori, so che molti di loro non hanno votato per il PD o per altri partiti o formazioni politiche della Sinistra, ma so anche che non sono affatto contenti del Governo che hanno… Sono preoccupati dalle parole che dice il Ministro degli Interni. Io ho ascoltato un delegato di fabbrica di Figline in una bella manifestazione contro il razzismo. L’ho visto salire sul palco, con la maglia della sua azienda, dopo averci raccontato la storia di quest’ ultima e di quella vertenza dicendoci “a me non fanno paura le persone che per cercare un futuro migliore solcano mari e deserti mettendo a repentaglio la propria vita ma a me fanno paura – indicando il logo dell’azienda – questi ricchi qui che dalla mattina alla sera senza dare spiegazioni decidono del mio futuro e del futuro della mia famiglia“. C’è tanto dolore che noi dobbiamo tornare ad ascoltare. E allora meno spocchia, meno arroganza, più umiltà, più coraggio anche nel mettere in discussione dei tabù».

LA CRITICA ALLA GLOBALIZZAZIONE «La globalizzazione – ha affermato Fabianipuò essere ed è sicuramente una grande opportunità per le aziende che esportano e per intere regioni del mondo che sono uscite da condizioni di povertà, ma non possiamo non dire e non possiamo non vedere che se quel processo non è governato produce nuove ingiustizie e disuguaglianze e nuove persone in difficoltà come quelle di Figline, Piombino e di tante altre aziende, anche piccole e medie, di questi territori che si ritrovano in difficoltà. Io penso che questa sia la sfida che è di fronte a noi e chiudo con un appello che non è mio, ma torna bene. Le elezioni politiche del 4 marzo, le amministrative in Toscana che non sono andate  bene ci dicono tante cose e ci raccontano di questo grido di dolore che arriva soprattutto dai settori popolari della società italiana ma anche dai settori produttivi, dai giovani... Ma queste elezioni ci dicono che il PD deve cambiare, che la Sinistra deve cambiare adottando un pensiero proprio ed originale attraverso il quale raccontare queste disuguaglianze e fare proposte sue senza rincorrere sempre a qualcun’altro anche perché le persone fra una copia e l’originale sceglieranno sempre l’originale. Ma ci dicono anche che senza il PD è difficile mettere in campo un’alternativa e senza di essa non solo sarà più forte chi governa in questo momento, ma sarà più forte anche quella destra che scommette sulle paure. E allora c’è bisogno di voi, l’appello è questo: le parole non sono mie, ma di Enrico Berlinguer, che le rivolse ai giovani: “Venite e cambiateci”. Questo è il senso più profondo del lavoro che abbiamo di fronte a noi».

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