Già: il locale. E quella «benedetta scelta» di affidare il caso piscine alla Magistratura. Per la consigliere renziana «non basta far fuori politicamente Renzi o tutti coloro che hanno creduto nella sua proposta per tornare ad essere considerati dai cittadini la forza politica in grado di governare il Paese». Tornando al locale, in vista delle elezioni comunali del 2019, «occorreranno candidature credibili e programmi seri che guardino al futuro partendo da quanto di buono lasciato in eredità da questa Amministrazione». Che, per l’intervistata, «si è distinta per l’attenzione sulle questioni occupazionali». In conclusione di intervista, punti di forza e di debolezza del partito secondo Delia Menicagli e, quanto al percorso da fare per rilanciare il PD, per riattivare un dialogo con le persone e le realtà del territorio, la consigliera non ha dubbi: «ricompattarsi è la necessità principale». Forti di «un sindaco e una Giunta che hanno sempre cercato di dialogare direttamente coi cittadini».
Menicagli, a un mese abbondante dalle elezioni politiche, sedimentato ampiamente il dato, che analisi fa del risultato delle urne?
«Il Centrosinistra di governo è stato bocciato, in Italia, così come già era avvenuto in tutti gli altri appuntamenti elettorali europei e mondiali degli ultimi tempi. Il vento che soffia spira a Destra: penso al tema delle migrazioni, tema sul quale secondo me il Partito Democratico volge occhi diversi rispetto ad altre forze politiche. Un tema delicato e fondamentale in questo appuntamento elettorale del nostro Paese. Chi rivendica di aver salvato decine di vite umane a largo della nostre coste, come ha fatto il PD in questi anni, paga. Sbagliato rincorrere forze politiche agli antipodi dei valori del nostro partito, tuttavia si impone un momento di riflessione su concetti come controllo e sicurezza, secondo me sottovalutati a Sinistra».
Lei, come corrente, a livello nazionale è renziana convinta. Ritiene il dato delle urne una sconfitta della linea dell’ex premier rottamatore oppure le responsabilità sono da cercarsi altrove, a suo giudizio? Il renzismo è finito?
«Puoi avere Schultz, Hollande o Renzi, oggi il Centrosinistra perde perché manca ancora una ricetta convincente e nuova per affrontare la globalizzazione con tutte le sue contraddizioni. Dovremmo essere sollevati che centinaia di migliaia di esseri umani che prima vivevano in povertà nei Paesi in via di sviluppo oggi si affaccino alle soglie della classe media, ma questo in un mercato senza regole lo stanno pagando tanti lavoratori occidentali. Le ricette messe in campo dal Governo PD in questi anni hanno provato ad andare nella giusta direzione, ma con tutti i limiti strutturali di un’azione di livello statale, quando il sistema che dobbiamo cambiare è sovranazionale. È ovvio che per una vittoria o una sconfitta, i vertici vadano ad assumersi le responsabilità che ne conseguono, ma se per “renzismo” lei mi vuole indicare una proposta che ha coinvolto milioni di italiani, che ha sollecitato l’iscrizione al Partito Democratico di moltissime persone, giovani soprattutto, no. Non è finito e non finirà mai. L’onda che è partita da quel 2012 ha innescato un meccanismo attraverso il quale la presa di distanze da un certo sistema è stato salvifico sotto moltissimi aspetti».
Ma lei è anche consigliera comunale a Collesalvetti. Un territorio nel quale il centrosinistra non aveva mai perso e che ora, invece, ha visto il PD non reggere il confronto con il Movimento Cinque Stelle. Come si è potuti arrivare a questo risultato in un territorio da sempre fedelissimo?
«Perché Collesalvetti non avrebbe dovuto risentire dell’ondata che si è abbattuta in tutto il nostro Paese? In tutti o quasi i Comuni dell’area Livorno-Pisa il Centrosinistra ha perso, o con la Destra o, come nel nostro caso, col Movimento Cinque Stelle. Da sottolineare semmai che seppur di poco il Centrosinistra si sia invece affermato proprio laddove i grillini governano da 4 anni, cioè nella città di Livorno».
I colligiani hanno voluto semplice ente dare un’opportunità di governo ai Cinque Stelle a livello nazionale o hanno anche e contemporaneamente voluto punire l’Amministrazione Comunale colligiana per scelte fatte o per cose non fatte?
«Collesalvetti, come ho detto prima, non si è distaccata dal quadro nazionale, altrimenti avremmo potuto spiegarlo proprio come un voto di protesta locale. Trovo surreale piegare il risultato locale in questo senso e molto strumentale. Capisco che l’Amministrazione Bacci abbia vissuto anni bollenti fin dal primo giorno di mandato nel 2009, il caso Piscine e la benedetta scelta di affidarlo alla Magistratura, ha comportato non poche polemiche interne, che con il tempo, sono diventate ahimè cicatrici poco risolvibili. Ma è stato anche un atto che i cittadini hanno riconosciuto come una delle componenti che caratterizzava in positivo un’Amministrazione capeggiata da un ragazzo di appena 28 anni».
A Guasticce, la frazione sua e del sindaco Bacci, i Cinque Stelle distanziano il PD di diverse decine di voti sia alla Camera che al Senato. Questo dato specifico come lo interpreta?
«Col congresso locale ultimo, novembre scorso, il circolo del partito di Guasticce, frazione non proprio storicamente di Sinistra, ha cambiato guida. Purtroppo però, negli ultimi anni l’inattività del circolo ha prodotto mancanze di comunicazione molto forti su riforme che il nostro Governo stava portando avanti; ora, al contrario, prende vita. In un momento sociale come questo dove gli strumenti di comunicazione mutano continuamente, dove le fake news imperversano, è stato un grande peccato non incontrare ed informare i cittadini sul territorio anche attraverso le nostre sedi di partito».
Che dibattito si è sviluppato ad ora nel suo partito sul risultato elettorale?
«Un dibattito che, secondo il mio punto di vista, dovrebbe portarci a produrre riflessioni anche e soprattutto collegate all’evoluzione della nostra società. Non basta “far fuori politicamente Renzi” o tutti coloro che hanno creduto nella sua proposta per tornare ad essere considerati dai cittadini la forza politica in grado di governare il Paese. Se si pensa questo, si commette un grande e gravissimo errore già in partenza, rinunciando ad una profonda riflessione che farebbe bene a tutto il Partito Democratico, specie per chi pensa di avere già soluzioni in tasca».
Vede un rischio concreto per il PD di perdere il Comune alle Amministrative dell’anno prossimo?
«Oggi ogni forza politica rischia. E, parliamoci chiaro, il mito dell’elettorato che da sempre in Toscana vota a Sinistra, nelle regioni del sud a Destra, è stato spazzato via. Questo ovviamente vale per tutti, compresi i Cinque Stelle, che presto faranno i conti con la labilità delle espressioni elettorali. Per essere scelti dagli elettori, anche a Collesalvetti dunque, occorreranno candidature credibili e programmi seri che guardino al futuro partendo da quanto di buono lasciato in eredità da questa Amministrazione che, trovatasi a gestire un macigno pesante col caso Piscine, ha saputo mantenere gli investimenti nel sociale e la pressione fiscale tra le più basse di tutto il comprensorio. A breve saranno anche realizzate opere di riqualificazione nelle frazioni. Mentre l’altro tema sul quale l’Amministrazione si è distinta è quello dell’attenzione sulle questioni occupazionali».
Quali sono i punti di forza e quali quelli di debolezza del suo partito a livello nazionale e a livello locale?
«A livello nazionale come locale i punti di debolezza sono l’incapacità di parlare con un’unica voce: la credibilità secondo me passa da lì e mentre le altre forze politiche riescono a far arrivare in modo univoco i loro messaggi, del PD passa il messaggio di un gruppo in cui eccessivi contrasti interni vanno a minare un progetto e proposte costruttive, erodendo le buone volontà dei nuovi iscritti. Il principale avversario non è quello che la pensa diversamente in casa nostra. Il fatto che io stessa mi sia candidata all’ultimo congresso per la guida del partito locale, dimostra la volontà di confrontarsi, di coinvolgere gli iscritti tutti e dare al tesserato l’importanza che ha. I punti di forza stanno nelle competenze e nella serietà: vedremo presto, lo vedranno tutti i cittadini, che già in questi giorni stanno assistendo un po’ stupiti alle giravolte politiche di Di Maio, pronto a rinnegare sé stesso pur di ottenere la poltrona di primo ministro. Noi avremmo tutti i limiti possibili immaginabili, ma c’è un’enorme differenza tra fare politica seriamente e fare propaganda e demagogia».
Come pensate di rilanciare il PD, di riattivare un dialogo con le persone e le realtà del territorio, di riconquistare la loro fiducia? Insomma: che percorso intendete fare?
«Posso solo dare il mio pensiero, poiché questa è una domanda che andrebbe rivolta al segretario dell’Unione Comunale. Alla luce di tutto il mio percorso, direi che ricompattarsi sia la necessità principale. L’esigenza di farlo, denota anche uno spirito di appartenenza al gruppo che io reputo fondamentale per qualsiasi raggiungimento di obiettivi. Troppi attivisti del PD sono stanchi di diatribe o acredini personali portate avanti nel tempo. Ai cittadini tutto questo non interessa. Ricompattarsi con la consapevolezza che abbiamo alle spalle 9 anni di Amministrazione concreta con un sindaco e una Giunta che hanno sempre cercato di dialogare direttamente coi cittadini, intraprendendo percorsi partecipativi con tavoli tematici nelle varie frazioni. Modalità che sta proseguendo e dove esserci, a mio parere, significa davvero interessarsi ed avere a cuore il proprio paese. Non più riunioni riservate ai soli addetti ai lavori, o chiuse nelle stanze del nostro partito, ma aperte ai cittadini. Una preziosa occasione di incontro e confronto».