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A COLLESALVETTI SI RICORDANO LE GESTA EROICHE DI BARTALI: LA TAPPA (UMANA) ASSAI PIÙ IMPORTANTE DI QUELLE FAMOSE

Collesalvetti  Uno spettacolo dedicato alla scoperta della storia inedita di un grande personaggio sportivo. Questo quanto andato in scena ieri alla Sala Spettacolo di Collesalvetti con l’evento”Bartali, il campione e l’eroe” dedicato appunto al grande ciclista toscano Gino Bartali. La messa in scena, basata su testi di Massimiliano Castellani, Ubaldo Pantani, Alessandro Salutini e Adam Smulevich e coadiuvata dalla regia di Pablo Solari, racconta sostanzialmente la vicenda umana e sportiva del grande campione integrandola con la storia del nostro Paese durante il secondo conflitto mondiale.

In pochi sanno infatti che il “Ginettaccio” non è stato solo un grande campione del ciclismo, ma anche un eroe che, nella sua natura di persona riservata, ha sempre tenuto nascosto quella che a livello umano è stata la sua più grande impresa, portata avanti percorrendo la tappa “Firenze- Assisi- Firenze” grazie alla quale ha messo in salvo centinaia di persone perseguitate dal regime nazifascista. Queste imprese hanno fatto sì che Bartali venisse riconosciuto come eroe nazionale e dal popolo ebraico come un “Giusto tra le Nazioni”.

Lo spettacolo, già presentato due anni fa sempre presso il Teatro di Collesalvetti ed andato in onda anche in Rai, è stato messo in scena ieri con una versione rivisitata interpretata dall’attore e autore Ubaldo Pantani, allievo di Giorgio Albertazzi presso il Laboratorio Arti Sceniche di Volterra che ha partecipato anche a vari programmi in Rai e Mediaset e che, attualmente, ricopre anche il ruolo di co-direttore artistico del Teatro di CollesalvettiCittà della Lirica. L’opera ha ricevuto anche il patrocinio della Regione e dell’Unesco e sarà eseguita a Gerusalemme in occasione della partenza del Giro d’Italia che quest’anno è dedicato proprio al grande Gino Bartali.

La cerimonia di consegna

La consegna delle piastrine alla famiglia di Bruno Fantozzi Lo spettacolo è andato in scena dopo la cerimonia di consegna delle piastrine identificative di Bruno Fantozzi, colligiano disperso durante la campagna militare italiana in Russia. Grazie all’UNIRR (Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia) – associazione che riunisce i reduci e le famiglie dei caduti e dei dispersi nella campagna di Russia e che da anni con varie spedizioni si impegna nella ricerca di notizie, testimonianze dei dispersi della campagna di Russia – recentemente, dopo alcuni scavi effettuati con l’autorizzazione del Governo russo è stato consentito ad Italo Cati, vicepresidente nazionale dell’associazione di ritrovare la piastrina identificativa del ventenne colligiano di cui, dopo la partenza per la Russia, si persero completamente le tracce.

Il sindaco revisore nazionale dell’UNIRR Giorgio Lavorini, orfano di guerra della campagna di Russia, ha riconsegnato la piastrina a Sandro Fantozzi, nipote di Bruno, che venerdì sera ha ritirato l’oggetto in veste di rappresentante della famiglia. «Questo è davvero un momento emozionante – così Fantozzi dopo aver ricevuto la piastrina dello zio – e ci tengo a nome di tutta la famiglia a ringraziare l’UNIRR per essere riuscita con grande impegno a riportare in Italia questa piastrina, ritrovata in una fossa comune vicino a Rostov; dopo tanti anni ed un percorso non proprio così agevole, è riuscita a far ritorno in patria». Contestualmente, Sandro Fantozzi ha inoltre ricevuto una targa commemorativa da parte dell’Amministrazione Comunale.

Lo spettacolo In seguito ha avuto inizio lo spettacolo che ha ripercorso, attraverso la narrazione di Ubaldo Pantani,accompagnata anche da alcuni inframezzi musicali, le vicissitudini umane e sportive di Gino Bartali nel periodo concomitante e antecedente al secondo conflitto mondiale. Momenti come il primo impatto con il suo più grande amore: la bicicletta, con la quale da Ponte a Ema, suo paese natio, si recava tutti i giorni a scuola percorrendo i chilometri e chilometri. E ancora l’incontro con il suo secondo grande amore, la moglie Adriana ed il primo incontro con il suo rivale di sempre Fausto Coppi durante il Giro del Piemonte. La narrazione si è anche incentrata sugli aspetti drammatici della vita del ciclista come la morte prematura dei fratelli Giulio e Serse, anch’essi ciclisti. Ma il momento clou ha avuto luogo con l’avvento del secondo conflitto mondiale. Bartali dopo la chiamata alle armi riceve l’incarico di portaordini. Incarico che avrebbe dovuto svolgere in motocicletta ma per il quale, con la scusa di doversi “tenere in allenamento”, preferì utilizzare la bicicletta.

L’intervista

Nel ’43, anno dell’armistizio e del crollo del fascismo, viene contattato dal cardinale Elia Dalla Costa, che a quei tempi faceva parte del Delasem (associazione operante in clandestinità che prestava assistenza agli ebrei e ai perseguitati dal regime nazifascista), che chiede a Gino di svolgere un importante compito: Bartali, compiendo numerosi viaggi dalla stazione di Terontola-Cortona fino ad Assisi avrebbe dovuto trasportare documenti e fototessere nascondendole nei tubi del telaio della bicicletta affinché una stamperia clandestina potesse falsificare dei documenti per permettere alle famiglie ebree rifugiate di fuggire e mettersi in salvo. Così fa; così comincia il periodo di quella che forse è la sua tappa meno famosa ma che sicuramente a livello umano è quella più importante: la Firenze-Assisi-Firenze. Si stima che durante questo periodo grazie all’operato di Bartali si siano potuti mettere in salvo circa 800 cittadini ebrei. Lo spettacolo si è chiuso con la “riproduzione” di un’intervista che Bartali rilasciò nel 1998 al giornalista Giacomo Guerrini, presente ieri in sala e che al termine della rappresentazione scenica è intervenuto sul palco ricordando il momento dell’incontro con il grande campione.

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