Stavolta si parla di Giovanni March: un antesignano del Novecento, ed è Giuseppe Argentieri, consigliere della Fondazione Livorno Arte e Cultura, a ribadire la postazione privilegiata dell’artista nell’ambito della compagine novecentesca labronica, secondo gli assunti recentemente enunciati in occasione della pubblicazione del volume, Giovanni March. La grafica (Livorno 2014), che nell’occasione della conferenza verrà distribuito gratuitamente agli intervenuti.
“Disegno tenace e chiaroscuro rilevante” gli riconosce fin dagli esordi Enrico Somarè. ,Prerogative queste ultime che gli consentiranno di affrancarsi dall’anedottismo postmacchiaiolo, e di pervenire già negli anni Venti a un’impaginazione sintetica, in sintonia con le mode novecentesche. Celebratissimo a “Bottega d’Arte”, così come sulle pagine dell’omonimo Bollettino, sarà Carlo Carrà a segnalarne nel 1926 la capacità di elaborare tipologie squadrate da una serrata plasticità, sorrette da indubbia linfa fattoriana, ma al contempo attualizzate dall’adesione al dilagante cézannismo, oltre che dalla devozione verso i capisaldi della pittura primitiva toscana, fino a raggiungere quell’“ordine più complesso” registrato dallo stesso Carrà solo un anno dopo, sempre in occasione di una personale a “Bottega d’Arte”.
La conclusione relativa a un Novecento Labronico, certamente alternativo al Novecento Italiano, formulata in quest’occasione da Luigi Servolini, conforta nel procedere a puntualizzare e, finalmente, aggiornare categorie desuete da troppo tempo in voga nell’ambito della storiografia artistica attuale, scarsamente propensa ad accogliere aggiornate ma impellenti riflessioni relative al rapporto tra centro e periferia. Sarà d’altra parte la reiterata serie dei soggiorni francesi, tra 1928 e 1930, a decretare l’estradizione artistica di March dai territori dell’egemonia verista, laddove subentrerà, d’ora in avanti, un “entusiasmo nuovo” rispetto ai principali movimenti artistici dell’Ottocento europeo fino alle più recenti avanguardie francesi, basti pensare alla notizia della visita allo studio di Leonetto Cappiello.
Appartengono, non a caso, a tali frangenti le dichiarazioni relative alla volontà di procedere all’aggiornamento del proprio linguaggio, declinando lo ‘spirito’ parigino con autenticità di intenti, proprio a partire da quell’attività grafica che oggi reclama una sua postazione privilegiata Ed è ovvio che sia la Pinacoteca Comunale Carlo Servolini ad offrire l’occasione per una revisione della grafica di Giovanni March.
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