Collesalvetti Le elezioni amministrative di domenica scorsa hanno registrato una notevole sconfitta per il Partito Democratico, c’è chi parla proprio di “disfatta”. Sicuramente non un bel risultato per i dem. Quale lettura politica darne? E quali ripercussioni avrà sulle dinamiche politiche nazionali e locali? Collenews ha intervistato il sindaco-segretario PD Lorenzo Bacci.

Bacci, il risultato delle elezioni amministrative di domenica scorsa è netto, tanto che alcune testate, non politicizzate, parlando di “trionfo del centrodestra”, di “caso storico e clamoroso” della coalizione avversa alla vostra che espugna roccaforti rosse, 6 su 6 in una delle due Regioni-simbolo, l’Emilia Romagna. Buona parte dei Comuni capoluogo di provincia va al centrodestra e il PD arretra. Qualcuno parla proprio di “disfatta”. Quale la sua lettura politica di questi dati?

«Il Pd è il partito che governa il Paese dal 2013. Chiaro che alcune tensioni si scaricano anche nelle elezioni amministrative, che però non possono avere una chiave di lettura nazionale. Se governi male, perdi. Anche se sei una regione rossa. Se il candidato non è attrattivo, perdi. Al netto di una affluenza davvero troppo bassa. Alle politiche votano il 30% in più degli elettori».

Si aspettava un simile risultato?

«Gli elettorati del Movimento Cinque Stelle e quello della Destra tradizionale sono di fatto spesso contigui. Basta prendere la politica estera, che è l’ambito dove davvero si delineano i confini valoriali: trovare differenze tra M5S e Lega sull’Europa è assai difficile. Vicende come quella dello jus soli e i comportamenti tenuti rispetto ad esempio alla legge sulle unioni civili già prefiguravano questa potenziale sovrapposizione. Ci si poteva aspettare, essendo ballottaggi, che queste due Destre coalizzate, unite potessero sconfiggere il Centrosinistra, tradizionalmente più attento a farsi la guerra al proprio interno che non a misurarsi con il rischio di derive destrorse».

Quali sono state le reazioni all’interno del Partito Democratico del Comune di Collesalvetti (di cui lei è sindaco) e della federazione livornese (di cui lei è segretario)?

«Come sempre c’è chi cercherà di sfruttare tutto questo per fini interni. Da un lato posizionamenti strumentali, dall’altro si muovono  critiche che fanno leva su modelli vecchi di 20 anni. A Livorno i protagonisti della sconfitta alle amministrative del 2014 pretendono da allora di trovare capri espiatori esterni, e quel giorno il PD di Renzi stravinceva alle europee anche a Livorno. Quando si vince, o si perde, le principali cause stanno nei protagonisti di quelle vittorie e di quelle sconfitte».

Quale scenario si prefigura, secondo lei, a livello nazionale e locale?

«Il Centrodestra in realtà cercherà una sintesi più forte. Possibile. A sinistra del PD invece aumenterà la litigiosità tra i fautori di una alleanza col PD, e i contrari. Sempre con lo sguardo rivolto indietro, ancora, di almeno 20 anni. Contano i progetti credibili e i protagonisti degli stessi autorevoli. Le formule preconfezionate non valgono: il centrosinistra unito, con tante liste anche di sinistra oltre al PD ha contemporaneamente vinto a Lucca e perso a Pistoia. Qual è la formula giusta?».

Renzi ha minimizzato, ma chi nel suo partito gli è avverso ha colto la palla al balzo per sostenere che “con Renzi si perde”. Questo risultato, unito a quello del referendum costituzionale del dicembre scorso, segna la sconfitta del renzismo o la ricetta dell’ex premier rottamatore è ancora valida e referendum e amministrative sono solo incidenti di percorso?

«Il renzismo è una categoria inventata dai detrattori di Renzi. La lotta politica ha le sue regole, ma ai due populismi, alle due Destre, alle 2 masse autoritarie interpretate da Grillo e da Salvini, ad ora non vedo altra alternativa che quella di un  progetto riformista, con una guida autorevole quale Renzi continua ad essere».

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