da parte dell’Agenzia delle Entrate, che ha stabilito che l’entità dev’essere più consistente. Tuttavia, a quanto si apprende, il Ministero dell’Interno, che paga per l’Arma dei Carabinieri i canoni di affitto per le strutture ad uso militare, non era intenzionato a spendere di più. Di qui, il rischio chiusura, paventato più di una volta nei mesi scorsi.
La soluzione nella Legge di Stabilità 2015 che consente ai Comuni di compartecipare alle spese per gli affitti delle caserme. Allo scopo di mantenere un presidio a tutela del territorio, il Comune ha così investito la parte rimanente del Canone. Il Municipio colligiano si farà carico di circa 6.000 euro annui per la durata di 20 anni per garantire alla Caserma dei Carabinieri di Stagno la permanenza del territorio. La partita è dunque chiusa e su questa spinosa vicenda si pone la parola “fine”. «Abbiamo fatto del nostro meglio io, il sindaco e gli uffici comunali per arrivare a questo risultato» commenta l’assessore Roberto Menicagli.
La vicenda A fine novembre 2015 scadeva il contratto in virtù del quale i Carabinieri di Stagno operano nella sede di Corso Italia. Un contratto che la società proprietaria dell’immobile non aveva alcuna intenzione di rinnovare. E infatti presentò la disdetta. Lo spettro dell’attivazione della procedura di sfratto incombeva, anche se era possibile che, per motivi di ordine e sicurezza pubblica, trattandosi appunto del contratto di affitto per una caserma, tale procedura venisse rallentata. La società si dimostrò tuttavia irremovibile, intendeva vendere l’immobile nel quale si trovano attualmente i militari, che sarebbe l’ultimo rimasto nel patrimonio locale della stessa. Venduto quello, la società avrebbe potuto essere sciolta. E proprio questa – a quanto si apprese – era la volontà del locatore.
Pertanto, anche una eventuale, quanto improbabile, proposta di aumento del canone di affitto da parte del locatario, stante questa volontà del locatore, sarebbe respinta al mittente. “Improbabile” perché lo Stato aveva addirittura diminuito per legge l’entità di questo canone di affitto. Venne così fuori una possibile soluzione: immobili di proprietà Eni da utilizzare a questo scopo. Un progetto, questo, che non tardò a naufragare. Emersero così nuove possibilità: venne intercettato un soggetto interessato a rilevare la caserma. Ma si pensò, contestualmente, anche ad un piano B: una variante urbanistica, cui avrebbe dato luogo il Comune, su di un terreno di sua proprietà. L’area avrebbe dovuto poi esser messa a bando per la realizzazione di una struttura da adibire appunto a nuova Caserma dei Carabinieri. Il terreno in questione era stato individuato fra la Casa Famiglia e il complesso Edil 32. Un immobile, dunque, ancora non esistente, ma un eventuale vincitore del bando – alcuni soggetti avevano già manifestato interesse a partecipare alla gara – lo avrebbe dovuto costruire, per poi affittarlo all’Arma dei Carabinieri.
La popolazione locale si interessò della vicenda e ci fu una seduta dei CDF di Stagno e Guasticce per discutere della questione. Lo spettro dello sfratto, un anno fa, si faceva sempre più realistico e il livello della discussione si alzò moltissimo, tanto che si registrò un duro scontro fra il sindaco Bacci e il Consiglio di Frazione di Stagno. Fortunatamente, tutta quest’ansia ora non è che un ricordo.