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L’intervista – IL SINDACO BACCI SUL RISULTATO DEL REFERENDUM: «NON ME LO ASPETTAVO. COSÌ, UNA PIETRA TOMBALE. SI VADA AD ELEZIONI»

Lorenzo Bacci SindacoCollesalvetti 59,11%. É la clamorosa percentuale con cui gli italiani hanno bocciato le riforme costituzionali del Governo Renzi al referendum del 4 dicembre scorso. La cosa ha portato, come ormai ampiamente noto, alle dimissioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi che hanno aperto formalmente la crisi di Governo. Se non grandi ripercussioni, comunque grandi domande si porranno anche a livello locale, nel Comune di Collesalvetti, dove il NO ha vinto lo stesso, seppur di misura, col 51,37%. Qui Lorenzo Bacci ha un duplice ruolo: è sindaco ed è segretario territoriale del Partito Democratico. Senza stare a fare dispute (che lasciano il tempo che trovano) se a titolo di sindaco o di segretario di partito, fatto sta che Bacci era schierato apertamente e altrettanto apertamente ha fatto campagna per il SÌ. Si aspettava questo risultato il sindaco-segretario? Da cosa è rimasto più deluso? E che scenari prevede ed auspica? Due terzi dei cittadini colligiani che hanno votato non sono in sintonia col loro sindaco sul tema referendario. C’entra qualcosa questo con l’Amministrazione Comunale? E nel partito cosa accadrà? Una resa dei conti? Un riassetto? A tutto questo Lorenzo Bacci risponde in questa intervista rilasciata a Collenews ad una settimana esatta dal voto:

 
Bacci, al referendum costituzionale il NO ha stravinto con il 59,11% dei voti, mentre il SÌ si è fermato al 40,89%. Quasi 20 punti percentuali di scarto, quasi 6 milioni di voti. Se lo aspettava?
«Francamente no, soprattutto in merito ad un livello di affluenza molto alto. Certo con tutte le forze politiche contrarie il valore del No può anche starci ed essere letto, in larga parte, come voto di protesta soprattutto per le condizioni socio economiche che, nonostante alcuni segni positivi, stentano a tradursi in un miglioramento delle condizioni di vita per la maggioranza dei cittadini».
 
Cosa prevede e cosa auspica come prossimo scenario politico a livello nazionale?
«Il dato politico che emerge è che serve un chiarimento definitivo che solo gli elettori possono a questo punto dare, cioè le elezioni. Resta inteso che il fronte del NO porta la maggiore responsabilità di fare proposte: ma su questo vediamo che già a pochi giorni dal voto, come era normale aspettarsi, una proposta unitaria non esiste».


Lei ha fatto apertamente campagna per il SÌ. Cosa la delude di più della scelta degli italiani? E come si spiega questa scelta?

«Sicuramente la cosa più deludente è che questo referendum porrà probabilmente una pietra tombale sulla semplificazione dei costi, delle burocrazie e delle prassi politiche. Come accennato in premessa, pesa sul risultato, basta vedere le analisi (SWG per esempio), il fattore economico: siamo in presenza di una ripresa che, pur essendo stata innescata, lascia parti del paese ancora indietro».

 

A livello locale, poi, lei è segretario della federazione provinciale livornese del Partito Democratico. Crede che ci sarà una resa dei conti o un riassetto nel partito? Che aria si respira nel PD labronico?

 «Ho già detto che non sono un uomo per tutte le stagioni. Se a livello nazionale la spinta al cambiamento non cessa ma anzi, viene rilanciata ancora di più, mi sento di poter dare un convinto contributo. Il PD, a tutti i livelli, anche locali, ha visto alcuni circoli e militanti lavorare per il NO. Questo indubbiamente ha pesato. In una comunità politica matura, questi atteggiamenti sono incolpatibili con la responsabilità che ha per sua natura qualsiasi gruppo dirigente. Siamo arrivati a questo appuntamento dopo ben 6 voti parlamentari, e ciononostante qualcuno ha pensato di usare il referendum come un congresso. A questo punto è necessario un congresso, questo sì vero, che chiarisca definitivamente a tutti il profilo riformista di una forza politica che ha l’obiettivo di guardare al futuro, non al passato. E non dovremo attendere molto: l’Assemblea Nazionale che aprirà la fase congressuale è già stata convocata dal segretario nazionale per il prossimo 18 dicembre».
 

Rimarrà segretario provinciale del PD?

«Esistono i congressi per definire i mandati politici. Il mio impegno è strettamente interconnesso alla coerenza di percorsi nei confronti dei quali, ad oggi, mi ritrovo in pieno. E intendo dare il mio contributo non certo a prescindere, ma solo fino a quando mi sentirò parte di un progetto in cui mi riconosco». 


Come sindaco di Collesalvetti, che giudizio dà del voto dei colligiani? Il NO, seppur di misura con il 51,37%, ha vinto anche nel Comune di Collesalvetti. Su 20 sezioni il NO ha vinto in 13 e il SÌ solo in 7. Due terzi dei cittadini colligiani che hanno votato non sono in sintonia col loro sindaco? Oppure, trattandosi di cosa di rilievo nazionale, non è accostabile questo voto alle dinamiche politiche di un’Amministrazione Comunale?

«Tecnicamente, non sono elezioni accostabili. Né per modalità, né per tematica politica. Certo, il dato politico espresso non può né deve essere sottovalutato da parte di chi, come me, è chiamato a governare una comunità complessa e nella quale però un dato è certo: ad ogni appuntamento elettorale, come avviene ormai ovunque, il cittadino elettore si orienta in modo molto meno prevedibile di quanto avveniva in passato». 
 

Nel PD colligiano quali sono state le prime reazioni? Anche qui, ci sarà una resa dei conti o un riassetto nel partito? Teme per la carica di sindaco?

«Anche in questo caso, trattandosi di un referendum nazionale, le elaborazioni degli organismi nazionali saranno centrali per capire quali strade si aprono. Certo è che, se è vero come è vero che anche nel nostro partito locale c’è la tentazione di guardare al passato come soluzione alla complessità dell’oggi, è anche vero che la parte maggioritaria degli iscritti e dei simpatizzanti ha ormai chiaro che la prospettiva del cambiamento costante con il quale ci misuriamo può essere affrontata in due soli modi: subendola, con vagheggiamenti stile “si stava meglio quando si stava peggio”, o rimboccandosi le maniche e, senza timore, governando in modo responsabile, unendo riformismo e progressismo, i due capisaldi che rappresentano per me l’essere di Sinistra oggi».
 
 
 
 
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