«Vorrei premettere – spiega Mazzoni a Collenews – che la nostra Costituzione, nata nel 1948, fondata dal Comitato di Liberazione Nazionale, e soprattutto nella parte dei doveri e dei diritti è ancora un testo di grande attualità e nella seconda parte interviene sul regolamento ed il funzionamento delle istituzioni. Già i padri costituenti avevano individuato in essa alcune criticità ed avevano auspicato successivi interventi a favore della stabilità dei governi e nell’approvazione delle leggi predisponendo una procedura di revisione costituzionale con l’art. 138».
Mazzoni, nipote dell’ultimo partigiano colligiano, fa riferimento anche a suo nonno, scomparso nel febbraio dell’anno scorso (leggi qui). «Ritengo – così il ragazzo – di poter interpretare il pensiero di mio nonno che se fosse ancora in vita da partigiano antifascista avrebbe sicuramente votato sì per alcune motivazioni. La prima delle ragioni starebbe nel vedere una coalizione che sostiene il no composta da soggetti assolutamente contrari ai principi antifascisti e comunisti ai quali appartengo e ai quali credeva mio nonno, ricordo Forza Nuova e Casapound che si dichiarano i fascisti del terzo millennio e che vanno contro proprio alla Costituzione che vorrebbero difendere per un pericolo di deriva autoritaria, cosa che mi fa sorridere. La Costituzione è nata dalle forze della Resistenza e che prevede nella XII disposizione transitoria e finale anche il reato di apologia del fascismo».
«Vedere poi le foto e i video di manifestazioni svoltesi in alcune piazze di città italiane, come ad esempio a Latina, con simboli fascisti che si uniscono all’unisono con le bandiere rosse mi fa rabbrividire e sgomentare. Anche per questo dico SÌ! Tra le iniziative alle quali ho partecipato c’è stata anche l’occasione di essere presente a quella di Matteo Renzi a Livorno nella quale ho avuto modo di ascoltare le sue proposte. Mi sono meravigliato e impressionato da un comportamento che ho riscontrato all’uscita di questa iniziativa, in cui erano presenti una trentina di persone che legittimamente manifestavano il loro dissenso ma che usavano parole forti ed insulti a chi aveva partecipato come me all’evento. Mi sarebbe piaciuto che partecipassero in altro modo e usando altri toni che si addicono più ad un confronto democratico che rispecchia più i miei principi di antifascista, partecipando in maniera pacifica a sentire le proposte del SÍ e portando le loro preoccupazioni inerenti alla disoccupazione che interessa circa 33.000 persone solo nella provincia di Livorno. Mi chiedo se questi lavoratori che sostengo il NO, possano mai incontrarsi e cantare “Bella ciao” insieme a tutta la coalizione del NO sotto un unico tendone e magari trovare una riforma sostenuta da tutti che sia fatta per gli interessi del popolo lavoratore. Scommetto che non si metterebbero mai d’accordo!».
«Un’altra ragione per la quale sostengo il SÌ è che non mi riconosco in una Sinistra che non riesce a analizzare complessivamente la questione; in particolar modo mi riferisco alle evidenti conseguenze che potrebbero accadere dopo una vittoria del NO. Non è possibile non capire che tale vittoria porterebbe immediatamente ad un vantaggio elettorale dei movimenti demagogici come quello nazionalista della Lega Nord e quello populista e reazionario del Movimento Cinque Stelle. Possibile non capire che il giorno dopo i papabili Presidenti del Consiglio possono diventare Salvini o Grillo?! In questa vittoria del NO cosa ci guadagna la Sinistra? E i comunisti? Premetto che non sono iscritto al PD e né tantomeno sono “renziano”, ma il mio percorso parte dall’anti-revisionismo storico e mi definisco un comunista senza partito; mi rifaccio ai valori espressi da Pietro Nenni, Sandro Pertini, Palmiro Togliatti e Nilde Iotti».
«In particolare quest’ultima intervenne il 9 settembre del 1979 col “discorso di Piombino” che anticipava questa proposta riformatoria e esprimeva la necessità di una riforma costituzionale che superasse l’assurdo bicameralismo perfetto. In questa battaglia lasciatemi difendere anche Togliatti, definito dai comunisti il “migliore”, che anche lui si è espresso più volte per una riforma che tendesse a snellire e rimuovere gli ostacoli del procedimento legislativo. Ho scritto questo testo per esternare le mie riflessioni e aiutare i/le compagni/e comunisti/e che oggi sono indecisi/e e che non hanno capito bene il testo della riforma. Anche io ho voluto studiare ed analizzare tutti gli aspetti senza dimenticare che difenderò fino all’estremo gli interessi del popolo che, secondo me, otterranno più benefici con la vittoria del SÌ rispetto alla scelta del NO, che porterebbe l’Italia ad una situazione immodificabile anche nel futuro. Il mio pensiero va ai lavoratori e mi attiverò nel caso in cui questa riforma non avvantaggi i ceti più bisognosi. Sono consapevole che una volta pubblicato questo mi testo subirò le critiche forti della coalizione del NO, ma a tali attacchi, risponderò con un sorriso. Concludo ricordando la frase che diceva più volte Palmiro Togliatti: “veniamo da lontano, andiamo lontano”».
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