Chi, come chi scrive, fa cronaca non può non notare questi aspetti. Sarà triste quanto si vuole, ma la cronaca è un dato oggettivo che prescinde dagli stati d’animo che può essa stessa generare: è raccontare i fatti. Ed i fatti ci dicono questo: sul territorio manca lo slancio, la vitalità, l’entusiasmo. Pochi i progetti, le idee, lo spirito d’iniziativa. Questo vale in maniera abbastanza trasversale per tutti gli aspetti della vita della comunità.
La politica fa il suo, ma non oltre. C’è chi è rappresentato in Consiglio Comunale e fa il suo appunto, così come ci sono alcune forze politiche che si fanno sentire di rado e altre che versano in stato di mutismo da tempo immemorabile. Insomma, se certamente c’è una larga fetta di opinione pubblica insofferente al “tifo da stadio” di certa politica (che galvanizza tanto quanto riesce a farsi detestare: alcuni simpatizzanti di partito riescono con il loro atteggiamento a sortire paradossalmente l’effetto contrario rispetto all’utilità per il partito di cui sono simpatizzanti), sicuramente lo stato depressivo, la mancanza di entusiasmo, di propositività, di iniziative politiche pubbliche di discussione (e magari non solo) non aiutano a recuperare consenso, partecipazione attiva e anche iscritti. Insomma, una noia mortale. Che per definizione non può attrarre. Certo, i temi di discussione sul territorio sono quelli che sono (qualcosa comunque c’è), ma nulla vieta di discutere dei grandi temi: dalle politiche nazionali alle questioni regionali ai fenomeni storici dell’immigrazione e ancora l’Europa, le elezioni negli Stati Uniti… Vero è che crisi economica da un lato e società post-ideologica dall’altro non aiutano. La crisi economica, la spaventosa caduta libera del lavoro, sono quei fattori che fanno sì che ognuno pensi sempre più a mettere insieme il pranzo con la cena e poco altro. Così come l’epoca post-ideologica (“Cos’è la Destra? Cos’è la Sinistra?”) non aiuta ad entusiasmarsi, il contesto di Don Camillo e Peppone è per certi versi da rimpiangere rispetto al nulla, al vuoto attuale.
… e gli altri ambiti Ma non è solo la politica ad essere fiacca e poco entusiasmante. Bisogna smetterla di additare solo la politica, che non è che lo specchio della società civile. Proprio dalla cosiddetta società civile, da persone della zona, sono partite, per esempio, alcune proposte per il territorio. Proposte a cui questa testata ha dato volentieri spazio, in maniera tale che potessero giungere tendenzialmente a tutta la cittadinanza colligiana. Ebbene, queste proposte, a memoria di chi scrive, sono sempre cadute nel vuoto, ad opera di tutta la restante parte di società civile. Valevano poco? Forse. Ma altrettanto (o più) probabile è il fatto che tanta gente nelle varie frazioni sia pigra, stanca, infiacchita, debilitata a livello psicologico e cognitivo, incapace o svogliata nel rispondere agli stimoli. E così tutto rimane uguale, nulla cambia, perché il miglioramento non è mai “manna dal cielo”, ma si costruisce con l’impegno in prima persona.
Politica, società civile, così come il tessuto economico e commerciale del territorio. Difettoso, come gli altri ambiti, di slancio, di vitalità, di entusiasmo, di progetti, di idee, di spirito d’iniziativa. Attività nuove non ne sorgono, se non in misura modestissima e rarissimamente. E tante di quelle che ci sono spesso non investono, non nel senso di grandi investimenti economici (stante il periodo è comprensibile), ma nemmeno in piccole azioni di miglioramento volte a dare nuovi stimoli alla clientela o a ingrandire il target della propria clientela. Insomma, anche in quest’ambito staticità e fiacchezza. Di cui è espressione anche la volontà di non fare rete. In diverse frazioni mancano, per fare un esempio, delle associazioni dei commercianti. E questo è sintomatico di quanto si sia indietro come territorio. Anche perché, Collenews lo ha già evidenziato (leggi qui), si rischia di uscire sconfitti dalla partita con la storia, di venir inghiottiti dal vortice della globalizzazione. La grande distribuzione da un lato e l’e-commerce dall’altro rischiano concretamente nel tempo di distruggere il tessuto economico locale, che quindi non può farsi trovare impreparato. Ma ad ora lo è, in larga parte quantomeno. Adagiarsi sugli allori (?) non è più possibile, occorre rimettersi in gioco con dinamismo e inventiva, con entusiasmo e capacità di fare rete.
Dove guardare per prendere esempio Unico ambito che funziona un po’ meglio, che sembra non risentire più di tanto di questa fatale stanchezza e demotivazione, è il mondo del volontariato, dell’associazionismo. Paradossalmente là dove non circolano soldi, ossia… pochi e per via indiretta. Un faro a cui guardare, un esempio da tenere sotto gli occhi. Perché lì spesso manca quasi tutto (strutture, mezzi, sostanziose disponibilità finanziarie), ma c’è il primo motore fondamentale di ogni attività umana, tutto psicologico: la motivazione, l’entusiasmo, la voglia di mettersi in gioco, costruire, creare opportunità, arricchire il territorio. Senza tutto questo non si va da nessuna parte. A questo si guardi, da questo prendano esempio la politica e gli attori economici del territorio. Si smetta di lamentarsi (sport molto di moda) e ci si metta in gioco, una volta per tutte, concretamente ed in prima persona. Con le lamentele e il “ci penserà qualcun altro” non si va da nessuna parte. Si inverta la rotta e presto. Il territorio è già abbastanza indietro.
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