Bacci, lei è segretario territoriale del PD. Il Partito Democratico nei ballottaggi del 19 giugno scorso ha preso una batosta, di rilievo nazionale per la vittoria del Movimento Cinque Stelle a Roma e a Torino, per parlare dei capoluoghi, ma anche in tanti altri Comuni. Lei che lettura dà dell’esito del voto? È una sconfitta della linea renziana cui lei appartiene o le responsabilità vanno cercate altrove?
«È indubbiamente una sconfitta politica, come peraltro spesso avviene in elezioni di cosiddetto medio termine, quelle che anche in passato hanno sempre premiato le opposizioni al governo nazionale attraverso il voto locale. Ricordo tempi in cui gli enti locali erano nella stragrande maggioranza dei casi in mano al centrosinistra mentre Berlusconi spadroneggiava a livello nazionale. Le responsabilità sono dunque da ricercare nel voto di protesta, in un malcontento legato ad una crisi economica che appare ancora tutt’altro che superata, ma anche sicuramente nei giudizi che i cittadini hanno voluto dare rispetto alle amministrazioni locali uscenti. Il dato oggettivo è che i cittadini hanno premiato il cambiamento: si vedano casi come Altopascio, realtà a noi vicina, dove vince il PD come alternativa alla tradizione di centrodestra,o la regionelombarda, dove la Lega praticamente non governa più nessun capoluogo compresa la roccaforte Varese, passata anch’essa al PD».
Oltre ad essere segretario territoriale del PD, lei è sindaco di Collesalvetti. Sul territorio colligiano pensa che la minoranza dem vorrà addivenire ad una resa dei conti? Metteranno in discussione qualcosa o qualcuno sul territorio di Collesalvetti?
«Sul territorio di Collesalvetti esiste un solo PD. Sì, qui siamo sempre riusciti ad anteporre l’interesse generale a quelli particolari, e il partito di maggioranza lavora in modo unito e coeso nell’interesse esclusivo di Collesavetti e dei colligiani. Da sempre».
Farete delle riunioni di partito sull’esito dei ballottaggi? Che scenari prefigura?
«Ci incontreremo per confrontarci, come sempre, tra di noi e all’esterno. In questi ultimi giovedì siamo stati presenti al mercato per dialogare con i cittadini sulle scelte fiscali dell’Amministrazione e sui temi nazionali, come la riforma costituzionale».
L’area più sinistra del PD pensa possa riprendersi in mano il partito su Collesalvetti? E, fuori dal PD, Rifondazione Comunista e Possibile, ma anche gli stessi Cinque Stelle, pensa cavalcheranno l’onda della vostra débâcle?
«Sull’area di sinistra del PD ho già risposto. Quanto alle opposizioni, queste potranno anche cavalcare il risultato, ma difficilmente mondi che stanno insieme solo perché uniti contro qualcuno o qualcosa, sono poi in grado di fare una sintesi “a favore di”. Pensiamo solo alla battaglia per il referendum costituzionale: le forze politiche che lei elencava sono tutte unite, insieme anche alla Lega Nord e a Forza Italia, in un mix che ha come solo scopo quello di mandare a casa il Governo Renzi. Mentre a ottobre non ci troveremo a votare pro o contro Renzi, ma per scegliere se ridurre i costi della politica, oppure no, se eliminare l’inutile bicameralismo perfetto o tenerlo in vita per altri decenni, insomma su questioni concrete che potrebbero rendere il nostro Paese migliore di come è oggi. Sa qual’è la cosa più significativa avvenuta in queste settimane? Incontrare cittadini che venendo a firmare ai banchetti del SI’ hanno voluto precisare di non essere elettori del PD, ma di non poterne più di questo sistema che non è in grado di decidere mai, tra continui rimpalli tra Camera e Senato, e dove un partito dello zero virgola può decidere dall’oggi al domani di far cadere un Governo e far tornare i cittadini alle urne. La gente vota – quelli che ancora lo fanno – e pretende che il loro voto si traduca in un mandato pieno, della durata della legislatura, per poter poi valutare concretamente i risultati. Fino a qualche mese fa era la cosa che chiedevano tutti, da Destra a Sinistra. Oggi – che la partitocrazia teme di essere ridimensionata – in molti sono tornati sui propri passi, con il solo scopo di fare uno sgambetto al Governo. Specialmente a Sinistra ci ricordiamo ancora bene di come l’essere uniti solo contro qualcuno, al tempo Berlusconi, non abbia mai prodotto assolutamente niente. Ecco perché si possono cavalcare tutte le onde possibili, poi però arriva anche il momento delle scelte, delle proposte, e delle responsabilità: ed in quei casi chi sta insieme solo per evitare che qualcun altro governi, fallisce miseramente».
Nella (ex?) rossa Toscana il PD ha perso 5 ballottaggi su 6. Fra questi il confinante Comune di Cascina. Per lei, che ha sempre inteso ragionare non in termini di compartimenti stagni, bensì in termini d’area e di sinergie fra Amministrazioni Locali, con una Livorno a guida Cinque Stelle (pur in evidente difficoltà) e una Cascina di Centrodestra, come si mette la partita della geografia politico-amministrativa?
«Le difficoltà di dialogo (o le possibilità) prescindono dall’appartenenza politica se chi amministra è guidato dal buon senso: io ho chiesto a più riprese al sindaco livornese del Movimento Cinque Stelle di fare un piano strutturale insieme, senza soffermarmi minimamente sull’appartenenza politica. C’è tanto di corrispondenza protocollata a dimostrarlo. Se non ci siamo riusciti, non risiede certo a Colle la responsabilità. Quanto a Cascina, il giorno dopo i ballottaggi ho scritto alla neosindaco, a prescindere dal fatto che sia esponente della Lega Nord, per farle i miei auguri, ribadendo anche in questo caso la disponibilità a collaborazioni amministrative nell’esclusivo interesse dei cittadini».
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