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LUCA BARSELLA VIVE ANCORA NEI CUORI DI TUTTI. IL RICORDO DI TRE SUOI AMICI: EMILIO E DIEGO MASSEI E DELIA MENICAGLI

20160317_145640Guasticce Ai funerali di Luca Barsella, il 38enne di Guasticce, c’erano veramente tantissime persone. Uomini, donne e ragazzi che hanno voluto in massa far sentire a Luca e ai suoi familiari tutto il loro affetto. Tanto che la chiesa, pur grande, del paese non è riuscita a contenere l’enorme folla. In tanti infatti son dovuti rimanere fuori e nemmeno il sagrato è stato sufficiente a farci stare tutti. A distanza di giorni dalle sue esequie, il ricordo di Luca rimane scolpito nei cuori di chi lo ha sempre amato. Questo il ricordo di tre suoi amici.

 

Il ricordo di Emilio Massei «Luca Barsella aveva due soprannomi: “Bonza” e “Chino”. Eh già! Quando gli amici ti attribuiscono 2 soprannomi è sintomo che hai delle caratteristiche speciali. Era conosciuto da tutti nella comunità guasticciana. Sia per l’azienda di carpenteria “ereditata” dal padre, che insieme al fratello, fino a qualche anno fa aveva portato avanti. Era un musicista accanito e questa passione, nata insieme ad alcuni amici nella fase adolescenziale, era riuscito a portarla avanti senza mai interromperla in tutti questi anni. Come non ricordare la Band Punk-Rock guasticciana in cui ha suonato per più tempo nella sua carriera di batterista; i “The Brilli”, di cui facevano parte, oltre a lui, il fratello Marco e Diego Massei. Una band che ha pubblicato diversi album (ascoltabili tuttora su Youtube) e che ha suonato in tantissimi locali in tutta Italia. Un batterista unico nel suo genere perché quando suonava aveva una grinta così esplosiva che il pubblico si metteva di fianco a lui per vedere il suo show. La musica era la sua vita. Oltre a questo tutti lo ricordano come un ragazzo d’oro; chiunque lo ha conosciuto, anche per un breve periodo, ha il ricordo della spontanea sincerità che gli trasudava dalla pelle. Una grande perdita per tutti e per tutto, che lascerà un vuoto incolmabile».

 

Le parole di Delia Menicagli «“È stato bello che eravamo in tanti, forse tutti. Era meglio farlo davanti a una pizza. Ma la vita va così. Bisogna saper resistere anche a questo” /  “Ciao Chino; sei stato un grande amico, un fratello. Abbiamo condiviso una vita insieme; a maggior ragione grazie anche alla musica che te amavi come forse nessun altro di noi. In 38 anni non ti ho mai sentito parlare male di nessuno e questo le persone a pelle lo avvertivano. Ecco perché tutti ti stimavano. Sei stato un esempio di vita per tutti noi. Ti voglio bene R.I.P.”.  Sono solo un paio dei tantissimi messaggi sparsi sul Social Network per salutare Luca Barsella, classe 1978, cresciuto a Guasticce e da un po’ di tempo residente a Vicarello, con il suo amore Elisa, cresciuta con lui e con i tantissimi amici che si sono riversati nella Chiesa di Guasticce per stringersi in un unico abbraccio con la famiglia.  Guasticce, uno di quei paesi così piccoli in cui pensi che certi dolori non arrivino mai, non entrino mai a bussare alle porte di quelle case che ci hanno visti diventare donne e uomini di adesso. E quando arrivano, inaspettati e senza alcun libretto di istruzioni, nell’aria cambia tutto. Cambiano le priorità, i sorrisi per strada, le cose importanti. Strappato da un malore improvviso, Luca se ne va da questa vita terrena lasciando un forte dolore in ciascuno di chi lo ha conosciuto. Nel fratello amatissimo Marco, noto maestro del ferro battuto, con il quale condivideva la grande passione per la musica, che con il gruppo “ The Brilli”, si affacciava alla discografia locale. Nella mamma Romana, attorno alla quale un paese intero cerca di stringersi, sapendo che nessuna stretta può guarire da una perdita così grande. In Elisa, l’amore della vita, che abbraccia e ringrazia tutti coloro che sono accorsi all’ultimo saluto, una piccola donna che cerca spalle, braccia e baci.  La scomparsa terrena di Luca lascia attoniti e senza fiato. Quando qualcuno se ne va, siamo soliti ricordare di lui solo le cose belle e tutto il buono. Di Luca sembrerebbe banale dirlo, ma è davvero così: una bontà grande, una gentilezza acuta, una di quelle persone che non puoi scordare. Quelle persone che scavalcano le foto dei primi campeggi guasticciani, si appoggiano sedute sulla grande panca della piazza, ti sorridono e restano con te . E forse l’unico modo per farle restare è quello di celebrare la loro vita, breve ma accompagnata da quel suono brillante di una batteria che suonerà ancora. Ancora. E ancora. In ciascuno di noi».

 

Il ricordo di Diego Massei «Un paio di settimane fa, in un sabato sera piovoso come mai in questo inverno, sono passato da casa di Luca e, insieme a Giulia ed Elisa, ci siamo diretti verso Lucca. La nostra meta era un piccolo pub irlandese dove suonava una cover band dei Foo Fighters. Siamo andati lì perché il  batterista del gruppo esce insieme ad una nostra amica comune. Il pub era piccolino, ma serviva un ottima birra e i ragazzi del gruppo erano in gamba. Tornati a casa, prima di scendere, Luca mi guarda e mi fa:”Ugo,stasera sono stato proprio bene!”.Secondo me era questo il bello di Luca. Godeva delle piccole cose, che sono l’essenza stessa delle felicità. Per passare una bella serata, non aveva avuto bisogno di localoni all’ultima moda o di vestiti firmati o chissà che altro. Con una birra e un po’ di musica era a posto. Me lo ricorderò nei boschetti della Svezia, di notte, a fotografare con me il sole che non ne voleva sapere di tramontare oppure in giro ad Amsterdam che “bimbi ,a cena va bene tutto ma dai vegani no che dalla gente che patisce la fame un ci si può andare a mangia’”. Me lo ricorderò quando mi spiegava per filo e per segno i lavori che faceva col ferro e io che mi ero già perso a metà del discorso perché i tipi di saldatura che esistono non me li ricordo mai. Oppure in Pratone, con la porta di ferro che aveva appena fatto per il fondo dove suonavamo e che ci toccò portare a mano perché nessuno aveva la patente. E quindi in 4 con una porta di 100kg perché “vedrai che i ladri questa non la buttano giu!”. In effetti, quando è crollato il tetto dell’edificio, l’unica cosa che è rimasta integra era proprio la sua porta. Io so già che non troverò mai più una persona come lui, ma sono triste per chi non l’ha conosciuto, per chi magari lo salutava ma non aveva mai avuto il modo di approfondire l’amicizia con lui. Mi dispiace veramente tanto perché non sanno cosa si sono persi».

 

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