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ANDREA CRESPOLINI, L’ASSESSORE PD CHE ANDRÀ AL FAMILY DAY. «PERICOLOSO RICONOSCERE UN DIRITTO AD UN MERO SENTIMENTO»

Andrea Crespolini (PD)

Collesalvetti Andrea Crespolini, assessore al bilancio del Comune di Collesalvetti, ovviamente in quota PD… andrà al Family Day del 30 gennaio prossimo, a Roma. Crespolini si dice «assolutamente a favore delle unioni civili, al garantire diritti sacrosanti alle coppie omosessuali», ma guarda con sospetto e preoccupazione alla questione della stepchild adoption.

Ritiene necessario «non radicalizzare le posizioni», ma giudica con asprezza «l’esecrabile pratica della maternità suffragata e dell’utero in affitto» e ribadisce la necessità di salvaguardare «quell’elemento che nella vita non deve mancare mai: il buonsenso». Condanna il «fortissimo adultocentrismo» del disegno di legge Cirinnà e sul diritto all’amore, oggi come non mai esaltato ed incensato, ha una posizione molto controcorrente: «riconoscere un diritto semplicemente ad un sentimento è un atto molto pericoloso che potrebbe portare a pensare che tutte le unioni assolvono alla funzione sociale della famiglia, anche relazioni tra più partner, o addirittura come è avvenuto in Olanda con matrimoni tra uomo ed il proprio animale. É bene sottolineare che il matrimonio, anche etimologicamente matris munio, cioè rendere madre, ha la sua peculiarità nella genesi, procreazione naturale e crescita di un proprio figlio che naturalmente non può avere senso in un rapporto omosessuale».

 

Crespolini, lei il 30 gennaio andrà al Family Day, a Roma. Una manifestazione in difesa della famiglia cosiddetta tradizionale. Ci spieghi la sua posizione.

«Premetto che sono assolutamente concorde nel riconoscere una tutela a 360 gradi a tutte le convivenze ed unioni sia tra persone eterosessuali che omosessuali, ma parteciperò al Family Day perché, com’è stato affermato dagli organizzatori, non sarà una manifestazione contro qualcuno, ma per affermare il valore della famiglia tradizionale. Condivido la posizione di Papa Francesco, che ha usato parole nette ma caute, evitando una radicalizzazione delle posizioni che sarebbe solo strumentale a chi vuole sfruttare l’occasione per ottenere visibilità politica; per cui mi dissocio apertamente da quei partiti che da questa vicenda vorrebbero evidenziare il loro essere cattolici, quando nella quotidianità dell’azione politica fanno esattamente il contrario (ad esempio con chi si dichiara cattolico e incentra la sua campagna politica contro gli immigrati)».

 

Quindi, è contrario solamente alla stepchild adoption, ossia all’adozione da parte di coppie dello stesso sesso dei figli naturali e adottivi del partner, ma favorevole ad una forma di riconoscimento giuridico per le coppie omosessuali?

«Il testo del DDL Cirinnà prevede, finalmente, una serie di diritti civili molto importanti che vengono riconosciuti ad unioni civili e convivenze e questo fa registrare un passo in avanti a favore di tutte quelle fattispecie che fino ad oggi sono state vittime di un immobilismo politico senza giustificazioni. Dico “finalmente” perché, come sempre avviene soprattutto in questo Paese, la legislazione riconosce solo a posteriori e dopo troppo tempo una mutazione sociale che ha già metabolizzato le unioni civili: nessuno di buon senso penserebbe che gli omosessuali non possano avere gli stessi diritti di tutti gli altri. Se da una parte, quindi, il testo è giudicabile con favore, dall’altra si denotano alcuni elementi che, secondo il mio parere, vanno a scontrarsi con aspetti fondamentali della vita sociale da tutelare».

 

Per esempio?

«La prima cosa evidente, leggendo il testo, è che si avverte un fortissimo adultocentrismo che si spinge a tutelare al massimo i desideri degli adulti fino ad accentuare quella che viene definita la stepchild adoption, che ha come diretta conseguenza (e su questo nessuno può negare viste anche le statistiche) l’apertura alla esecrabile pratica della maternità suffragata e dell’utero in affitto, non tutelando né le giovani donne che si prestano per soldi a questa abominevole attività né i diritti dei bambini che diventano semplici oggetti. E su questo fatto, sinceramente, mi stupisco davanti al fatto che molti favorevoli al DDL non prendano in considerazione tale questione. É vero che la pratica dell’utero in affitto è vietata in Italia, ma proprio per questo, la normativa andrebbe quasi a suggerire agli interessati di ricorrere alle aziende estere che svolgono queste pratiche assurde con enormi profitti, considerando il fatto anche che si richiedono prezzi esorbitanti, quindi un servizio accessibile solo a persone facoltose che alimenterebbe il business dell’utero in affitto. Pagare per avere un figlio, cresciuto per tutti i 9 mesi della gestazione da una terza persona (la madre reale) che dopo il parto non avrebbe nessun tipo di riconoscimento… beh questo è assolutamente inaccettabile! Non so come si possa sostenere che il testo di legge non prevede niente di tutto questo, purtroppo è come se in Italia si approvasse una norma in cui si riconoscesse il diritto al trapianto di organi comprati all’estero, magari a danno di soggetti poveri».

 

Altri elementi che ritiene problematici?

«Un altro elemento che mi stupisce è che il DDL relaziona il diritto non più alla tutela di interessi sociali, così come è sempre stato pensato fin dal diritto romano, ma semplicemente ai rapporti affettivi. Riconoscere un diritto semplicemente ad un sentimento è un atto molto pericoloso che potrebbe portare a pensare che tutte le unioni assolvono alla funzione sociale della famiglia, anche relazioni tra più partner, o addirittura come è avvenuto in Olanda con matrimoni tra uomo ed il proprio animale. É bene sottolineare che il matrimonio, anche etimologicamente matris munio, cioè rendere madre, ha la sua peculiarità nella genesi, procreazione naturale e crescita di un proprio figlio che naturalmente non può avere senso in un rapporto omosessuale. Proprio su questo punto, il testo del DDL Cirinnà ha giustamente modificato la prima stesura dove si equiparava in tutto e per tutto ogni tipo di unione con lo stesso concetto di matrimonio. Ci sarebbero tante altre questioni da approfondire, che per questioni di tempo non possiamo analizzare; magari suggerirei di organizzare un approfondimento pubblico moderato da Collenews dove poter discutere con esperti pro e contro».

 

Lei è un assessore PD, un iscritto al PD, innanzitutto. La sua posizione la ritiene di Sinistra?

«Credo che la salvaguardia e l’attenzione delle madri che “affittano” il proprio utero e la tutela degli interessi del bambino siano assolutamente di Sinistra. Credo anche che questioni del genere, che afferiscono alla coscienza, quando vengono discusse in politica, siano assolutamente trasversali e non possono essere ricondotte né a Sinistra ne a Destra. La coscienza è qualcosa di intimo che riguarda la singola persona, i propri valori e la propria visione sociale, ecco perché sono totalmente contrario a chi fa politica e cerca di ideologizzare questioni morali per un semplice fattore di visibilità. Non a caso il segretario del mio partito ha lasciato, ad ognuno, libertà di coscienza».

 

Il capo della Giunta di cui lei fa parte, il sindaco Bacci, si è espresso pubblicamente in maniera favorevole al disegno di legge sulle unioni civili, così come altri membri della Giunta e consiglieri comunali. Si sente isolato?

«Il PD è un partito che raccoglie più sensibilità e sarebbe davvero paradossale pensare che tutti siano d’accordo senza se e senza ma su questioni di coscienza. Su questo argomento so bene di essere in “minoranza” ma non per questo identifico un conflitto tra chi è nel giusto e chi no. La questione non si risolve, secondo me, configurando i buoni e i cattivi, non c’è nessuno che, politicamente parlando, ha la verità assoluta. So benissimo che chi è a favore, e tra questi anche il Sindaco Bacci al quale sono legato da una sincera amicizia, lo fa secondo la propria coscienza e non per ideologia o partito preso».

 

Che messaggio si sente di mandare ai suoi compagni di partito su questo tema?

«Spero vivamente che all’interno del mio partito si possa discutere di questo argomento anche ai livelli più bassi, anche nei circoli, non tanto per cercare di far cambiare visione a chi non la pensa come me, ma per ampliare la cultura politica di tutti affinché si possa fare politica attiva in maniera appropriata. É palese che auspicherei un passaggio specifico nel testo del DDL dove prevedere il divieto di affittare l’utero all’estero».

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Questa sua scelta di campo, pubblicamente manifestata attraverso l’adesione ad una manifestazione del calibro del Family Day, è dettata da motivazioni esclusivamente religiose, oppure anche di altra natura?

«La coscienza che mi obbliga a soffermarmi sulle ragioni contro la maternità surrogata è sicuramente da rifarsi dai valori che si rifanno a quello che insegna la Chiesa. Sono cattolico di formazione e convintamente, ma non per questo mi sembra di poter essere definito come “bigotto”. Nello specifico dell’utero in affitto subentrano anche i valori di giustizia sociale che non si rifanno solo alla Chiesa, ma anche ai miei convincimenti politici che si rifanno ad una Sinistra moderata, non certamente estremista e radicale».

 

Perché, a suo giudizio, è importante partecipare al Family Day?

«É importante partecipare perché la testimonianza è una questione fondamentale. I mass media hanno focalizzato la discussione sui diritti da riconoscere alle coppie omosessuali ed hanno (volontariamente?) taciuto sulle pratiche abominevoli che ho citato prima; solo alcuni quotidiani più vicini ai valori cattolici hanno sottolineato questo aspetto. Riepilogando, sono assolutamente a favore delle unioni civili, al garantire diritti sacrosanti alle coppie omosessuali, mentre suggerirei di soffermarci sulla questione della stepchild adoption per cercare di tutelare la madre biologica ed il figlio. Tutto questo senza radicalizzare le posizioni, senza conflitti, ma con l’elemento che nella vita non deve mancare mai: il buonsenso».

 

direttore@collenews.it

 

 

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