Un «luogo di incontro e di passione» Una «scelta difficile, ma inevitabile», l’ha definita la Pandolfi in apertura del suo intervento. «Permettetemi di raccontare la mia personale esperienza alla scuola di musica “Clara Schumann”, sicuramente simile a quella di tanti altri ragazzi, utile ad una comprensione più profonda di quella che è stata l’Istituzione. Per circa otto anni ho frequentato con continuità le lezioni della scuola, che ho vissuto come luogo didattico, di educazione alla musica certo, ma anche e soprattutto come luogo di incontro e di passione. Proprio qui, infatti, ho intrecciato rapporti umani ed affettivi, ho incontrato persone con cui ho intrapreso percorsi di vita che mi hanno arricchita, mi hanno fatto crescere, persone che fanno parte della mia storia. Qui, ho incontrato donne e uomini che mi hanno insegnato regole, tecniche e metodi, ma ancor prima mi hanno insegnato a seguire il tempo, il ritmo di me stessa».
«Qui ho conosciuto la passione per quello che si fa dentro e fuori dalle aule di studio ed ho imparato il coraggio di intraprendere un’azione, che sia quella di salire su un palco per esibirsi piuttosto che affrontare avventure e sfide nuove, che ogni giorno la vita ci presenta. Vi prego di scusarmi se mi sono soffermata nel raccontare aspetti personali ed emozionali dell’esperienza che ho vissuto, ma li ho ritenuti necessari affinché voi tutti possiate comprendere l’importanza sul piano educativo, emotivo e sociale che un luogo come questo ha avuto e può ancora ricoprire».
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