Ad introdurre la cerimonia, il sindaco che non ha mancato di ricordare come questa sia «una ricorrenza che a lungo abbiamo celebrato come “Festa della Vittoria”, ma da un po’ su tempo a questa parte, più consapevoli dei limiti di ogni vittoria e di ogni sconfitta e della tragedia che milioni di persone vivono comunque, anche nel contesto di una guerra vinta, si è voluto chiamare questa giornata “Festa dell’Unità d’Italia e delle Forze Armate”».
La riflessione del sindaco Bacci ha voluto anche sottolineare come «il nostro Paese da più di 70 anni vive nella pace di un’Europa libera, democratica e sempre più unita, ma in tutto il mondo i focolai di guerra divampano ancora con drammatica frequenza. L’Italia cerca di costruire condizioni di pace e di giustizia nel mondo con le armi più coerenti a questi fini, che sono quelle della diplomazia, della cooperazione e della solidarietà tra i popoli. Ed anche su questi fronti si soffre e si muore. Ma il nostro Paese, pur fedele alla Carta Costituzionale che ripudia l’uso delle armi per la soluzione delle controversie internazionali, non si sottrae, nell’ambito delle decisioni assunte in seno alle Organizzazioni Internazionali di cui fa parte, all’obbligo morale e politico di difendere anche in armi, ove necessario, la giustizia e la pace». Bacci ha voluto infine ricordare tutte le vittime civili di tutte le guerre e non ha mancato di condannare nuovamente il gesto delle scritte razziste con svastiche a Collesalvetti per il quale il Consiglio Comunale ha chiesto scusa ai ragazzi richiedenti asilo, ospiti della comunità colligiana.
Il ricordo e la preghiera Dopo, a prendere la parola è stato un ex combattente. Commovente la storia che ha raccontato ai presenti «Vidi il mio babbo senza la testa e mio fratello senza una gamba. Avevo 13 anni. É stata un’infanzia triste, la mia. Che non auguro a nessuno». L’uomo ha poi letto una preghiera ai caduti e dispersi: «Signore, ti preghiamo per i caduti e i dispersi di tutte le guerre e di tutti i paesi. Accoglili nella tua paterna bontà e misericordia, ovunque essi si trovino: che riposino il sonno eterno tra le nevi alpine o negli abissi del mare; nelle steppe o sotto le sabbie infuocate del deserto; nelle foibe e nelle fosse comuni».
La benedizione Il parroco di Castell’Anselmo, dal canto suo, prima della deposizione della corona, ha recitato anch’egli una preghiera e impartito la benedizione sui vivi e sui defunti. Oltre al racconto del reduce, l’altro momento più intenso è stato sicuramente il dialogo intercorso tra i bambini e Giovanni Ughi, guasticciano reduce di guerra pure lui, che presto sarà invitato proprio alla scuola di Guasticce per una giornata dedicata alla memoria e alla conoscenza da fonte diretta dei tragici episodi avvenuti durante le guerre mondiali.
Il tutto si è svolto in una restaurata (cosa attesa da molto tempo) Cappella dei Caduti. Enzo Patricelli ha ringraziato, uno per uno, tutti coloro che hanno contribuito alla restaurazione della cappella. I lavori di restauro, interno ed esterno, hanno avuto luogo nei giorni scorsi. E oggi il volto del monumento guasticciano
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