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ORIANA ROSSI (PD): «SU INTERPORTO E RAFFINERIA ENI PERSI ANNI E ANNI, PENSANDO CHE I PROBLEMI SI SAREBBERO RISOLTI DA SOLI»

Oriana Rossi

Oriana Rossi (PD)

Collesalvetti Oriana Rossi, 57 anni, livornese, medico del lavoro, è uno dei 5 candidati alla segreteria territoriale del PD, assieme al Sindaco di Collesalvetti Lorenzo Bacci e Andrea Auteri (gli unici 2 colligiani), Leonard Conforti e Pietro Caruso. La Rossi non è colligiana, appunto, ma conosce molto bene il territorio di Collesalvetti e frazioni – sul quale pure ha raccolto le firme per presentare la sua candidatura – e le relative questioni. Di Bacci, che nel 2009 sostenne, dice che «è espressione di un pensiero unico e fortemente vincente, ma io sono contro il pensiero unico».

Così come ritiene che non sia possibile fare il Sindaco ed il Segretario di partito contemporaneamente. «L’amministratore è l’amministratore di tutti, mentre al partito spetta invece un ruolo di pungolo all’amministratore stesso; il richiamare a scelte che siano condivise dai propri iscritti/elettori». Bacci e Auteri? «Due persone completamente diverse che ruotano però entrambe nell’area renziana, ma ormai tutti ruotano in area renziana». Dall’ENI a Stagno all’Interporto di Guasticce, passando per l’autoparco del Faldo, vicino a Vicarello, tanti temi colligiani – ma anche livornesi – nella prima intervista di Oriana Rossi a Collenews.

 

Rossi, lei è uno dei candidati alla segreteria territoriale del PD. Che non è appunto solo quella di Livorno, ma anche del territorio circostante; quindi anche di quello colligiano. Di cui sono espressione altri 2 suoi sfidanti: il Sindaco Bacci e Andrea Auteri. Lei che ricetta ha per questo territorio?

«Cominciamo da Stagno, dove ci troviamo. C’è la necessità di riprendere le fila della politica del petrolchimico che è in forte crisi. É dal 2008 che sappiamo che l’azienda doveva chiudere l’impianto e non è stato fatto niente, sperando che la situazione si risolvesse da sola. Il petrolchimico sta andando tutto in Cina. La Raffineria dovrà essere riconvertita. Occorre lavorare ancora con il petrolio, ma utilizzarlo con le energie alternative. L’area dell’ENI dovrà rimanere industriale, ma occorre dar luogo progressivamente ad una riconversione, in sinergia con la Terna. Occorre veramente ripensare quale forma di energia Livorno può essere in grado di produrre. Proseguendo verso Collesalvetti, troviamo l’Interporto. Ho ben presente che l’idea di Bacci è quella di trasformarlo in un’area artigianale, ma purtroppo non ci sono le condizioni affinché questo avvenga: non ci sono sistemi fognari e sistemi di approvvigionamento acqueo a questo scopo. Conosco delle aziende insediate lì e che hanno dei grandissimi problemi L’Inteporto è nato per fare logistica; una scommessa che credo non si sia del tutto persa. Anche qui però abbiamo perso molti e molti anni. Ci sarebbe voluta più attenzione e proattività. C’è poi la questione del Faldo, una realtà che consuma molto territorio rispetto ai pochi posti di lavoro che porta con sé, come tutti i depositi auto. In futuro, arriveranno auto inscatolate per cui ci vorrebbe uno sviluppo semmai dell’assemblaggio auto, non solo parcheggio».

 

Pensa che i voti dei colligiani confluiranno su Bacci e Auteri, espressioni del territorio, oppure pensa di poterne prendere anche lei nelle frazioni colligiane?

«La mia è una candidatura territoriale; sono molto contenta di aver raccolto molte firme anche nel territorio di Collesalvetti, così come Cecina; Rosignano; Bibbona… I voti dei colligiani non andranno tutti a Bacci e Auteri; due persone completamente diverse che ruotano però entrambe nell’area renziana, ma ormai tutti ruotano in area renziana. Se pensiamo che debba esserci il pensiero unico… Io sono contro il pensiero unico. Occorrono posizioni diverse di cui poi fare una sintesi».

 

Un suo giudizio sugli altri candidati?

«Appoggiai Bacci nel 2009, proprio qua al circolo PD di Stagno, perché lui disse di essere bindiano. Ribadisco: sono contro il pensiero unico».

 

Bacci è espressione di questo pensiero unico?

«Bacci è espressione, sì, di un pensiero unico e fortemente vincente; basta vedere chi ha nel suo staff. Non ho niente, chiaramente, contro Lorenzo dal punto di vista personale. Credo però che se uno fa l’amministratore ed il segretario di partito, questo rappresenti un conflitto di interessi; così come c’è a livello nazionale questo conflitto. La politica deve essere il pungolo, mentre l’amministratore è l’amministratore di tutti. Al partito spetta invece richiamare a scelte che siano condivise dai propri iscritti/elettori. Bisogna ripartire da una partecipazione dal basso. Stiamo assistendo a scelte imposte dall’alto: pensiamo, per esempio, a cose di Renzi di cui nemmeno i suoi stessi Ministri sono al corrente. Siamo ad un livello di decisionismo estemporaneo e forse anche poco condiviso davvero impressionante. É nella discussione che si tira fuori il complesso. La politica è complessa; non credo a slogan e soluzioni facili. Per questo per la politica servono persone e non computer. Occorre capacità di ascolto, di comprensione, di visione del futuro, avere una squadra competente. Il partito-stato mi preoccupa sempre, di Sinistra o Destra che sia».

 

Auteri?

«Un candidato di rottura».

 

Lei accennava prima al suo essere espressione di un’area. Votare Oriana Rossi cosa significa?

«Cercare di spostare verso sinistra il baricentro del PD livornese. Votare Oriana Rossi significa mettere al centro il territorio e l’emergenza lavoro. Tutto il resto è secondario rispetto a tutto questo. Occorre trovare forme di rilancio dell’economia livornese. Anche il turismo, come dice Auteri, può essere una forma, ma non può essere l’unica forma di rilancio economico».

 

Il suo slogan è “Più Sinistra è possibile”. Il PD di Renzi è Bacci non è di Sinistra, secondo lei?

«Oggi usa dire “Centrosinistra”, quasi fosse una parolaccia parlare di Sinistra. Per parlare di Centrosinistra ci vorrebbe qualcuno che si posizionasse al Centro e qualcun altro a Sinistra, per poi fare una sintesi, ma se ci si sposta solo al centro, come sta succedendo, la parola “Sinistra” rimane piccolina e in un angolino. Io sono un medico che sta facendo una rianimazione ad un paziente che è in stato di morte cerebrale; non so se la città o qualcos’altro».

 

Accennava alla città, a Livorno, che è passata al Movimento 5 Stelle. Che colpe ha il PD? Può tornare al governo della città?

«Partirei con i dati del primo scrutinio. 35% il PD, 19%  il Movimento 5 Stelle. Questa probabilmente è la percentuale reale del partito di Grillo in città. Tutto il resto è voto di protesta nei confronti del Partito Democratico. Un voto di protesta che, secondo me, poteva ancora essere recuperato, ma che nell’ultima settimana 3 o 4 fattori hanno impedito di recuperare, allontanando quelle migliaia di elettori che avrebbero potuto ribaltare la situazione, per far sì che il governo della città rimanesse in mano al PD».

 

Quali sono questi fattori?

«Fattori molto contingenti. La costruzione di quell’obbrobrio allo Scoglio della Regina; quella piccola costruzione in Piazza Grande, bruttissima, il cui uso era oscuro ai più, che sembra un contatore per Enel, poi distrutto evidentemente e fortunatamente non utile e la nube tossica che periodicamente torna. Questi elementi fecero sì che quelle migliaia di indecisi votassero, ahinoi, in maniera non positiva per il Partito Democratico. Forse non fu rappresentata la vera novità rispetto alla vecchia Amministrazione».

 

In questo la vede come Bacci.

«Sì. Ma infatti Civati e Renzi erano insieme alla Leopolda; non è che noi non vogliamo il rinnovamento del Partito Democratico; anzi lo vogliamo fortissimamente. Siamo i primi che dentro l’apparato sono stati sempre lasciati da parte dall’apparato stesso perché non garantiamo una totale, assoluta, fedeltà. Io sono stata consigliere alla Circoscrizione 4 a Livorno, che è la più grande, ben più grande del Comune di Collesalvetti, 45.000 abitanti per un territorio che va dalla Valle Benedetta fino all’Ospedale, compresa l’area del Borgo di Magrignano e così via. In quell’occasione, feci approvare molti atti critici contro l’Amministrazione; contro il bilancio, nella fattispecie, che conteneva l’IMU più alta d’Italia, ma senza corrispondere servizi adeguati. Penso ad aziende che sono fallite e alle quali non sono stati chiesti gli oneri di urbanizzazione – c’è una questione dirigenti comunali a Livorno – talvolta per ben 3 milioni di euro, che avrebbero fatto sì che la nostra IMU scendesse di almeno un punto. Situazioni di questo genere credo esistano anche a Collesalvetti.  Ci devono essere delle garanzie, delle fideiussioni; non è possibile ritrovarsi con aziende che poi falliscono, anche se poi vengono rilevate, senza aver dato nulla alla collettività».

 

Cinque candidati per una poltrona, cinque posizioni diverse nel partito? Può descriverci, possibilmente con la massima oggettività, la situazione all’interno del PD livornese?

«Livorno è poco citato a livello del PD nazionale – questa cosa non la dico solo io – la questione Livorno non è proprio affrontata, nemmeno in Regione. Occorre riprendere a parlare di Livorno, anche male, ma a parlarne. Quanto al numero delle candidature, posso vederlo come una ricchezza; il confronto è in questo modo ampliato. Bene che se ne parli. Non importa tanto chi vince e chi perde, ma che si riparli di Partito Democratico e di quanto questo, che ora è in crisi a Livorno, possa riprendere energie per dare risposte alla città».

 

Vincerà?

«Certamente».

 

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