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L’Ordine del Giorno presentato dal consigliere Daniele Rossi chiede che «Consiglio esprima la propria preoccupazione per le conseguenze che si verranno a produrre nei luoghi di lavoro con l’applicazione della riforma, il cui effetto rischia di aggravare processi di frammentazione contrattuale e sperequazione salariale lesivi dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici». Per Rossi bisogna chiedere al Governo di non procedere alla modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori; di attuare provvedimenti che comportino la diminuzione del costo del lavoro; l’estensione dei diritti a quelle forme di impiego che attualmente ne sono sprovviste; di assegnare nuove ed ingenti risorse per gli ammortizzatori sociali, indispensabili ad una loro generalizzazione e universalizzazione senza andare a toccare i diritti acquisiti da chi già è difeso dallo Statuto dei Lavoratori. Per il pentastellato colligiano è «diminuire l’attuale ed ingestibile numero di contratti atipici attualmente presenti in Italia da oltre 40 forme contrattuali ad un numero di forme contrattuali inferiori e più tutelati» Il documento, laddove approvato, impegnerá la Presidenza del Consiglio Comunale ad inviare questo Ordine del Giorno alla Presidenza del Consiglio e alla Presidenza della Repubblica.
Per Rossi, al «diritto dei lavoratori e delle lavoratrici a tutelarsi attraverso specifiche organizzazioni democratiche, «va riconosciuta la piena legittimità nella rappresentanza degli interessi dei propri associati, come sancito dalla Costituzione, che all’articolo 1 fonda la Repubblica Italiana sul lavoro».
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Per Rossi, «il mantenimento del reintegro per i licenziaamenti discriminatori rappresenta una tutela effimera, visto che l’intento discriminatorio non viene mai nominato ed è di difficile dimostrazione in sede giudiziaria, aprendo di fatto la strada a licenziamenti individuali per i quali venissero addotti, sul piano formale, motivi di tipo economico, aggirando ogni tipo di regolazione, incluse quelle derivate dall’applicazione di normative Europee. Così anche nell’ordinamento giuridico italiano si rischia di dare vita ad un meccanismo teso alla disarticolazione dei diritti fondamentali dei lavoratori e delle lavoratrici, fino a ledere la stessa dignità del lavoro».
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Secondo il capogruppo pentastellato «la modifica dell’articolo 18 è dettata solo da motivi ideologici e non ha nessuna connessione con l’aumento degli investimenti esterni, con l’aumento della produzione e della produttività e con la creazione di nuovi posti di lavoro, sopratutto per i giovani». «La riforma del mercato del lavoro, che era stata presentata come necessaria ed urgente per cancellare la precarietà e per estendere gli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori, si è risolta di fatto nella sola modifica dell’articolo 18 e nel mantenimento delle oltre 40 forme diverse di contrattrazione presenti attualmente in Italia: “una proposta totalmente squilibrata”, come afferma Susanna Camusso, che non prevede neanche quelle indispensabili risorse finanziarie aggiuntive per gli ammortizzatori sociali, ma solo una diversa distribuzione di quelle esistenti».
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Nel documento si fa cenno anche alle «difficoltà delle imprese e degli artigiani nell’operare in Italia nell’ottenere accesso al credito e minore burocrazia» e, ovviamente, anche alla «drammatica situazione del comparto industriale nel territorio di Collesalvetti e Livorno, con la minaccia, in alcuni casi effettiva, di perdita di posti di lavoro in realtà come Mtm-Brc, Eni, People Care e Trw che chiederebbe risposta ben diversa dalle mere modifiche dello statuto dei lavoratori».
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