Auteri, cosa l’ha spinta a candidarsi?
«L’assistere allo sfacelo del territorio, del nostro presente e futuro. Livorno – intesa come città e periferie – deve tornare ad essere quella di un tempo; occorre rivalutare le eccellenze locali, ripartire da quelle con idee, organizzazione e molto, molto tempo da dedicarvi, cosa che io ho, a differenza di altri, essendo attualmente disoccupato. La situazione, dal punto di vista politico, economico e sociale, è disastrosa. Bisogna fare di Livorno una fabbrica basata sul turismo».
«Il territorio colligiano con me avrebbe una persona di grande stimolo per l’Amministrazione, per qualsiasi problema: da un pino che appoggia su di un lampione, come a Stagno, ad un consiglio tecnico da parte della mia eventuale segreteria per un’azienda che voglia venire all’Interporto. Con me segretario, una persona che fa il sindaco, potrebbe fare solo quello, ruolo per il quale è stato eletto dai cittadini e non anche altri incarichi, per poi tralasciare quello di sindaco, causando situazioni come quella del pino che si appoggia, con tutto il peso del suo ramo, sul lampione, storgendolo. Sotto quel pino ci passa l’autobus ed il pulmino dei ragazzi della scuola. Già da prima delle elezioni avevo segnalato questo problema a Bacci, ma è sempre tutto così».
Insomma, fra lei e Bacci non corre esattamente buon sangue.
«Sono stato nel suo staff durante le ultime elezioni amministrative; l’ho sostenuto e fatto sostenere con delle iniziative, anche a casa mia, riportando la zona Ugione al PD. Gli eventi di partito che si sono susseguiti, però, mi hanno portato a credere che lui non è il nuovo che avanza, bensì il vecchio che ritorna e peggio di prima. Qualcuno ha usato la “renzianità” non per il bene della collettività».
Se eletto, come sarà composta la sua segreteria?
«Comunicherò i nomi che comporranno la mia eventuale segreteria 5 giorni prima del voto, in segno di trasparenza verso i cittadini che voteranno a queste elezioni, iscritti e non che si riavvicineranno al PD per questo appuntamento elettorale, e invito gli altri candidati a fare altrettanto onde evitare il riapparire di vecchi dinosauri della politica sia colligiana che livornese. Fondamentale per il rilancio di Livorno e del resto del territorio sarà il coinvolgimento in segreteria, cosa che farò se eletto, delle associazioni apartitiche, uniche realtà ce ad oggi riescono a proporre e portare a termine dei progetti».
Ma ritiene verosimile la sua elezione a segreterio?
«Sì, perché Livorno ha detto chiaramente che non vuole l’oligarchia e l’autoreferenzialità. Lo ha detto con le ultime elezioni amministrative, nelle quali non a caso ha vinto il Movimento 5 Stelle, e anche in altre occasioni».
Come ha gestito la raccolta firme?
«Ho deciso di non fermarmi ai circoli, frequentati sempre dai soliti soggetti, spesso indotti a non ragionare con la propria testa. Sono andato casa per casa, come dovrebbe reimparare a fare la politica, a cercare quell’80% di iscritti che non frequentano i circoli. Occorre ripartire dalla considerazione del singolo tesserato e non dai gruppi pilotati. Questo è un punto fondamentale per ricostruire le basi per un PD sano ed etico».
La prima cosa che farà, se eletto, da segretario?
«Avendo notato il male che hanno fatto le riunioni a porte chiuse, la prima cosa che farò sarà scardinare tutte le porte della federazione e ammucchiarle in uno scantinato. Dall’indomani, solo riunioni a porte aperte».