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ALLA SCOPERTA DELLA NECROPOLI PROTOSTORICA DI PARRANA SAN MARTINO. SCAVATE PIÚ DI 90 TOMBE, MA I LAVORI SONO ANCORA IN CORSO

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Da sinistra la dott.ssa Grandinetti, la rappresentante dell’associazione “Salviamo il Salvabile” e il dott. Sammartino

Parrana San Martino Una conferenza a tema sulla necropoli protostorica, scoperta grazie al dottor Franco Sammartino nel luglio 2010 all’interno di una proprietà privata della frazione. E’ quanto ha avuto luogo lo scorso week-end presso il Circolo Arci “Il Mandraccio”. E’ stato lo stesso dottor Sammartino, assieme alla dottoressa Giuditta Grandinetti a presentare la necropoli ai parranesi che si sono presentati in gran numero. «Per la prima volta abbiamo organizzato una conferenza qui a Parrana San Martino, nel territorio che ospita il sito archeologico della necropoli – raccontala rappresentante dell’associazione “Salviamo il Salvabile”(Associazione per la tutela dei beni ambientali, culturali e storici nel comune di Collesalvetti) che ha introdotto la conferenza – Abbiamo già tenuto conferenze alla biblioteca di Collesalvetti e all’Archeoclub di Livorno, ma tenerla sul posto dove è stata scoperta la necropoli è davvero il massimo anche perché ci sentiamo in dovere  di presentarla  ai parranesi».

 

Il dottor Franco Sammartino, esploratore, studioso di archeologia e di scienze naturali nonché fondatore del gruppo archeologico- paleontologico di Livornese (gruppo che da più di 30 anni si occupa di ricerche sul territorio) è stato il primo a prendere la parola e a raccontare la vicenda della scoperta. «Come gruppo, da 40 anni siamo legati al museo di storia naturale di Livorno ed effettuiamo ricerche sul territorio e zone limitrofe anche con l’Università. Abbiamo esplorato il territorio palmo a palmo. Facciamo ricerche in modo sistematico, andiamo a vedere delle località ed eseguiamo ricerche in superficie e dobbiamo poter leggere il terreno – spiega all’attento pubblico Sammartino. Quando il terreno è coperto da vegetazione non si vede niente ed in quel caso effettuiamo altri tipi di ricerche: biologiche, ritrovamenti di fossili…».

 

«Nel luglio 2010 chiesi il permesso di poter esplorare la proprietà privata del signor Benedetti, la quale è molto vasta e dopo 3 giorni e mezzo di ricerche mi imbatto in una zona più spianata, notando sul terreno una lamella ossidiana, (una piccola pietra che veniva tagliata e montata sopra di un manico per essere utilizzata come lama) una rarità sul nostro territorio poiché si trova soltanto nelle isole Lipari, Eolie ed in Sardegna. Più avanti, trovo un manico di un vaso e pezzi di bronzo e così via. Ad un certo punto non sapevo più dove mettere i piedi dai reperti che mi circondavano, per la paura di poterli danneggiare: si trattava sicuramente di una Necropoli.La prassi in questi casi – continua l’archeologo – consiste nel chiamare la sovrintendenza, la quale ha convocato la dottoressa Grandinetti, incaricandola di controllare la situazione».

 

La dottoressa Grandinetti, laureata in lettere con indirizzo antropologico e specializzata in archeologia preistorica e protostorica è stata docente universitario e ha collaborato sotto molte sovrintendenze dal nord al sud con incarichi importanti. Molto conosciuta nel settore dal 2012 è la direttrice degli scavi della necropoli di Parrana. «La prima campagna di scavo avviata nel 2010 è stata gestita dal museo di storia naturale – spiega la Grandinetti -. Nell’anno successivo non abbiamo avuto alcun finanziamento mentre dal 2012 il museo ha ottenuto un finanziamento nell’ambito integrato della cultura: dei fondi regionali per ricerche, i quali prevedono il coinvolgimento delle scuole superiori secondarie, quindi dal 2012 oltre ai volontari e studenti universitari hanno partecipato agli scavi anche i ragazzi del Liceo Niccolini-Palli di Livorno. Altri contributi sono arrivati dalla fondazione “Cassa di Risparmio di Livorno”. Questo ci permette per adesso di continuare a lavorare, per gli anni a venire non sappiamo».

 

La Grandinetti ha tenuto a specificare che i finanziamenti permettono di fare lo scavo, ma soprattutto di restaurare il materiale: «se i reperti non vengono restaurati non ha neanche senso scavarli». Dopo la parte finanziaria la dottoressa ha introdotto la parte tecnica descrivendo il sito archeologico; le tecniche di sepoltura della civiltà protostorica che sembra risalire al 2000 a.C. e le tecniche di scavo. «Il sito si trova nella proprietà del signor Benedetti ed ha un’estensione di 550 metri quadrati a 350 metri dal livello del mare. Le ruspe per la lavorazione della terra, con la loro pressione hanno danneggiato con il tempo i vasi cinerari»,racconta ancora la Gradinetti. Sono state scavate più di 90 tombe e i lavori devono ancora continuare.

 

«Per seppellire i vasi cinerari, contenenti le ossa bruciate del defunto, venivano praticate delle buche, dove veniva posto il cinerario che a sua volta veniva ricoperto con il terreno scavato. Molto probabilmente ogni tomba veniva segnala in superficie, proprio come facciamo adesso, ma con elementi di calcare». I cinerari che per adesso sono stati restaurati a detta della dottoressa, «sembrano essere i più belli mai trovati appartenenti a quest’epoca, poiché sono ricchi di elementi decorativi assai precisi e dettagliati». Alla fine della conferenza l’attento pubblico ha posto domande sulla possibile collocazione del villaggio protostorico, poiché dove vi è necropoli non può ovviamente mancare un villaggio. Gli esperti ipotizzano che i resti del villaggio siano irrecuperabili per la marcata consuetudine dell’uomo a costruire abitazioni negli stessi luoghi degli antenati, quindi generando una sedimentazione, ma tutto è possibile. Non esiste ancora un sito web che illustri lo scavo della necropoli, ad ogni modo il museo di storia naturale ha messo a disposizione dei parranesi dei cartelloni (consultabili dalla nostra galleria fotografica), ospitati dal circolo Arci, i quali illustrano nel dettaglio la storia della scoperta e lo sviluppo degli scavi fino ad oggi.

 

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