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CONSIGLIO COMUNALE: VIVACE DISCUSSIONE SULLA MOZIONE M5S SUL RUOLO DELLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI

Il consigliere M5S Ettore Fiaschi

Il consigliere M5S Ettore Fiaschi

Collesalvetti È stata molto ricca la discussione creatasi attorno alla mozione, presentata dal Movimento 5 Stelle nel Consiglio Comunale del 30 settembre 2014, inerente beni comuni, patto di Stabilità e Cassa Depositi e Prestiti. La proposta è stata infine ritirata e rinviata in Commissione Consiliare.

 

«Con il nuovo decreto “Sblocca Italia” – afferma il relatore Fiaschi -, la Cassa Depositi e Prestiti ha perso sempre di più la sua funzione originaria, descritta nell’art.5 comma 7 della Legge 326/2003: “La CDP S.p.A. finanzia, sotto qualsiasi forma, lo Stato, le regioni, gli enti locali, gli enti pubblici e gli organismi di diritto pubblico, utilizzando fondi rimborsabili sotto forma di libretti di risparmio postale e di buoni fruttiferi postali…” e sostiene “le opere, gli impianti, le reti e le dotazioni destinati alla fornitura di servizi pubblici ed alle bonifiche, utilizzando fondi provenienti dall’emissione di titoli, dall’assunzione di finanziamenti e da altre operazioni finanziarie, senza garanzia dello Stato e con preclusione della raccolta di fondi a vista. La raccolta di fondi è effettuata esclusivamente presso investitori istituzionali”».

 

«Ora – prosegue il consigliere pentastellato -, col fatto che la Cassa Depositi e Prestiti è stata aperta a soci privati e ha ottenuto partecipazioni, come nel caso dell’Eni, ha perso completamente la funzione primaria che aveva, che era quella di sovvenzionare gli enti pubblici per espletare l’amministrazione degli enti locali. Per questi motivi, nella nostra mozione, si impegna il Sindaco e la Giunta Comunale ad opporsi, in ogni sede opportuna, ad ogni tentativo di utilizzare le modifiche al Patto di Stabilità interno per promuovere la vendita delle partecipazioni comunali nelle società di gestione dei servizi pubblici locali, favorendo processi di privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni in netto contrasto con la volontà espressa dalla maggioranza assoluta del popolo italiano con il voto referendario del giugno 2011; a rivolgere formale richiesta al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Governo e al Parlamento – continua – di porre in essere provvedimenti normativi che prevedano l’immediata esclusione dal perimetro dei vincoli relativi alla definizione del Patto di Stabilità interno di tutti gli investimenti finalizzati alla realizzazione dei servizi essenziali alla comunità e riconducibili alle categorie dei beni comuni e del welfare locale; sempre al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Governo e al Parlamento di ripristinare l’originale funzione sociale della Cassa Depositi e Prestiti; di farsi portavoce in ogni sede istituzionale e in sede Anci affinché vengano riscritte le regole del Patto di Stabilità interno e affinché venga presa una posizione sul ruolo della Cassa Depositi e Prestiti; a convocare, entro due mesi dall’approvazione della presente deliberazione, un Consiglio Comunale aperto, in modo da aprire il confronto con l’intera cittadinanza su questi temi e sulle possibili azioni da intraprendere».

 

Il consigliere Pd Fabio Iannone

A replicare alla mozione presentata da Fiaschi, è il capogruppo del Pd Iannone, il quale inizia il suo intervento con qualche cenno storico: «Un’analisi reale e completa del quadro normativo e gestionale della CDP deve essere necessariamente collegata alla storia ed alla funzione della stessa e degli enti corrispondenti in Europa. Tale quadro non può essere semplicemente focalizzato solo ed esclusivamente sull’originale funzione della stessa risalendo alla sua genesi, cioè al 1850, ma è necessario far riferimento ai cambiamenti del mercato globale e della situazione attuale europea. Dal 1850, la CDP ha subito un profondo mutamento sia in termini normativi che di funzioni e ha permesso un’ingente accumulazione di risorse da poter investire nel Paese ben oltre le reali possibilità di progettazione e di spesa degli enti locali».

 

E ancora: «Dal 2003, la società per azioni partecipata dall’80% dallo Stato e dal restante da diverse fondazioni bancarie, ha permesso e permette di non registrare nel debito pubblico una percentuale corrispondente a circa il 7% del proprio Pil, così come ad esempio la Cdc francese alleggerisce il debito pubblico francese del 13% circa e la Kfw tedesca del 17%». Pertanto, «risulta inesatto l’inciso della mozione in cui si evoca un ritorno al passato sul fronte del rilascio di finanziamenti alla Pubblica Ammistrazione: infatti, ancora oggi la Cdp eroga mutui agli enti locali con mutui a tasso agevolato (circa 90 miliardi). Bisogna dire, però, che oggi i Comuni sono nelle condizioni di disporre di quantità da investire tali da non far richiedere ulteriori accensioni di nuovi mutui. Crediamo che il nuovo ruolo della Cdp sia al passo coi tempi e con le richieste del mercato globale ed è proprio per questo che le considerazioni sulla stessa non possono essere accolte perché giudicate troppo settarie e non analizzate nel suo contesto europeo e mondiale».

 

Controreplicando a Iannone, Fiaschi fa notare che il suo «non è un discorso di ritorno al passato. È giusto che una banca commerciale risponda agli interessi di mercato. Ma se la Cassa Depositi e Prestiti è nata per tutelare l’interesse generale, allora è diversa dalle altre banche e non può sottostare al mercato».

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Infine, interviene l’assessore al Bilancio Crespolini, ribadendo in gran parte quanto detto da Iannone: «La Cassa Depositi e Prestiti non ha smesso di erogare mutui nei confronti degli enti locali, ma adesso si suddivide in due gestioni. La gestione separata, finanziata dal risparmio postale per un valore di circa 200 miliardi di euro, fornisce investimenti agli enti locali per le opere pubbliche. La gestione ordinaria, invece, finanziata con l’emissione di obbligazioni, investe nella politica industriale del Paese e – conclude – sostiene le grandi aziende strategiche».

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