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GUASTICCE, CHIUSURA MTM, PUPPO (FIOM): «DIMINUZIONE ECOINCENTIVI E MANCANZA DI REQUISITI PER LA CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA: ECCO PERCHÈ I 108 LAVORATORI SONO RIMASTI A CASA»

Logo Fiom LivornoGuasticce L’eco della chiusura definitiva della Mtm di Guasticce, stabilimento addetto all’installazione di impianti gpl, ha non solo lasciato a casa 108 lavoratori, ma ha scosso l’intera società civile locale. La necessità di un rilancio dell’economia del territorio, che coinvolga Collesalvetti e Livorno, è quanto mai di stretta attualità. Per approfondire questo tema, abbiamo intervistato Simone Puppo, Segretario Fiom Cgil della Provincia di Livorno, settore componentistica e cantieristica.

 

La Mtm di Guasticce era partita facendo molte assunzioni, poi è arrivato il declino e la chiusura: cosa è successo?

 

«Quando la Mtm si è insediata sul territorio di Collesalvetti è stata facilitata dal fatto che aveva diritto ad alcuni ecoincentivi a livello governativo. Loro si sono insediati in questa zona non soltanto per i vantaggi in termini logistici, per il discorso del porto e della ferrovia, ma per spalmare la loro produzione, visto che esiste un altro stabilimento Mtm a Cherasco, in Piemonte. Avercene un altro nel Centro Italia dava loro dei vantaggi dal punto di vista logistico. Il problema è che hanno avuto, dal nostro punto di vista, un’espansione iniziale che all’epoca ci preoccupò: assunsero molte persone senza filtro e senza garantire delle prospettive. Ma queste persone, man mano che gli ecoincentivi diminuivano, vedevano restringere le proprie prospettive dentro Mtm. Poi, dal 2010 sono iniziate le prime preoccupazioni circa questa azienda dovute ad un calo dei volumi. Fino ad arrivare alla storia recente: rispetto agli oltre 700 lavoratori iniziali, alla fine ne erano rimasti 108, quelli licenziati».

 

Come mai lo stabilimento Mtm di Cherasco in Piemonte è rimasto aperto, anche se in regime di Cassa integrazione, mentre quello di Guasticce ha dovuto chiudere? È la diminuzione degli ecoincentivi l’unica motivazione?

 

«Lo stabilimento di Guasticce ha chiuso perché purtroppo non aveva l’opportunità di usufruire di altri ammortizzatori sociali. I lavoratori, infatti, hanno terminato i 36 mesi previsti dalla legge e non esisteva nessun altro strumento che potesse salvarli, neanche l’ultimo decreto sulla Cassa integrazione in deroga uscito ad agosto 2014. Non era consentito all’azienda, che aveva già dichiarato la chiusura, di poter sfruttare la procedura di Cassa Integrazione in Deroga almeno fino al termine del 2014. Bastava che l’azienda non dichiarasse la chiusura».

 

Esiste la prospettiva di reinserimento in un’altra azienda per questi 108 ormai ex lavoratori della Mtm?

«In questo momento, il lavoro è davvero scarso nel settore metalmeccanico. Tutto quello che sta accadendo nel nostro settore riguarda picchi produttivi molto rari in questa fase, che, però, non danno garanzie a questi lavoratori. Manca un’azienda che in questo momento, come è successo per la De Tomaso, abbia fatto un’offerta per poter presagire una ripresa dentro la Mtm. Rimane comunque il fatto che l’area interportuale di Guasticce rappresenta un polo logistico molto importante per tutti quegli imprenditori che hanno voglia di investire in questo territorio».

 

La Fiom di Livorno cosa chiede alle amministrazioni di Collesalvetti e Livorno per rilanciare la produttività e l’occupazione in questo territorio?

 

«Per quanto riguarda la partita Mtm, l’Amministrazione di Collesalvetti è stata impeccabile perché non ha mancato nessun appuntamento e ha supportato i sindacati anche nei rapporti con la Regione stessa. Il problema è che, nel caso Mtm, la decisione è stata prettamente aziendale e non è stato tenuto conto degli effetti sul territorio, nonostante questo stabilimento sia stato accolto a braccia aperte al momento del suo insediamento. Noi riteniamo che l’area dell’Interporto rimanga un elemento centrale per la ripresa dell’economia e dell’occupazione nella Provincia di Livorno. Bisognerebbe fare più marketing territoriale, cercando di attrarre i pochi imprenditori in circolazione disposti ad investire e facendo una pubblicità sulle opportunità che potrebbe creare questa area. In questo senso, il Comune di Collesalvetti, a partire dal sindaco Bacci, si sta battendo in Regione per potere stimolare gli investimenti. E vorrei aggiungere che, da questo punto di vista, Collesalvetti e Livorno devono parlarsi per creare una sinergia: non possiamo continuare a parlare di due realtà distinte».

 

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