Guasticce A Guasticce la questione della sicurezza idrogeologica del territorio è come un ritornello; un tema ricorrente che è stato da sempre e giustamente protagonista di Assemblee Pubbliche; sedute dei Consiglio di Frazione e anche di sonore litigate. Ma questa volta si è andati oltre. Un gruppo di cittadini ha infatti redatto un esposto che è stato inviato, fra gli altri, al Procuratore Capo della Repubblica di Livorno e anche al Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Firenze. Il documento è stato presentato, come si legge nel testo stesso, «affinché si provveda immediatamente alla messa in sicurezza idraulica del territorio, ordinando al contempo l’interruzione dei lavori in corso, relativi al rialzamento del terreno in oggetto e quanto altro».
Il documento presentato all’Autorità Giudiziaria parte dal presupposto che «la frazione di Guasticce, sorge come a tutti noto, in un’area dall’equilibrio idraulico molto precario», «un’area classificata dall’Autorità di Bacino del fiume Arno, come area a pericolosità P 12 e P 13 (media ed elevata)». Ciò non significa che non vi si possano effettuare interventi, ma, come rileva lo stesso documento citando l’Autorità di Bacino, questi possono aver luogo «a condizione che venga garantita la preventiva o contestuale realizzazione delle opere di messa in sicurezza idraulica». Nell’esposto si cita anche una corrispondenza fra la stessa Autorità di Bacino ed il Comune di Collesalvetti, datata marzo 2009, nella quale l’Autorità «in considerazione della fragilità dell’area sotto l’assetto idro-morfologico» chiede «che le opere di messa in sicurezza idraulica siano realizzate preventivamente agli interventi edilizi, come previsto dalle norme del P.A.I.».
«La preventiva o contestuale realizzazione delle opere di messa in sicurezza idraulica nell’Area Servizi, doveva essere effettuata – anche secondo i promotori dell’esposto, che lo scrivono esplicitamente nel medesimo – prima o contestualmente a tutti gli altri interventi, compreso il rialzamento con terre vegetali e materiale inerte dell’area in oggetto, già effettuato senza aver iniziato la messa in sicurezza dell’area». Tuttavia, «attualmente nell’area in oggetto è in fase di costruzione la recinzione in cemento armato senza che si sia dato inizio a nessuna messa in sicurezza idraulica». «Siamo convinti – è la conclusione dell’esposto – che buona parte delle sciagure che si sono verificate (e si verificano) in Italia, avrebbero potuto essere evitate se fossero rigorosamente rispettate leggi vigenti». L’esposto è stato inoltrato anche al Governatore della Toscana, Enrico Rossi e a numerose altre autorità.
Le ragioni del Comitato promotore «I cittadini – ci raccontano dal Comitato promotore – hanno accolto il nostro invito perché, malgrado sollecitazioni e iniziative precedenti, ad oggi non è in atto alcuna iniziativa volta alla messa in sicurezza dell’area del centro abitato di Guasticce, in modo particolare il riferimento è al colatore est e a quello nord. Ad oggi, non esiste un piano particolareggiato relativamente a quell’area; ci sono linee di massima, ma non un piano dettagliato, perché trattasi di un progetto che va per step. Secondo noi – spiegano i promotori – ai lavori sull’Area Servizi doveva partire in contemporanea l’opera di messa in sicurezza. Quanto al colatore est, siamo sicuri che sarà realizzato dalla proprietà, ma siamo più perplessi, per non dire convinti del contrario, che il Comune di Collesalvetti abbia le risorse finanziarie per espropriare le aree necessarie alla realizzazione del colatore nord. Quest’area – concludono – doveva essere una cassa di espansione e lo è stato finché c’erano solamente i campi, ma ora c’è un rialzamento di 1,5 metri e quell’area non funge più da cassa di espansione. Quando pioverà abbondantemente, dove finirà tutta l’acqua che prima finiva lì?! La cassa di espansione non c’è più e al contempo non è partita la realizzazione delle opere di messa in sicurezza».
Scarica il documento Leggi la Petizione Area Servizi inviata, fra gli altri, al l Procuratore Capo della Repubblica di Livorno e al Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Firenze