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BOSCO: «DIMISSIONI DA PRESIDENTE DELLA 1^ COMMISSIONE PERCHÉ CONTRARIO AL PROGETTO “COMPARTO FERROVIA”»

Pier Luigi Bosco, Consigliere Comunale Pd

Pier Luigi Bosco, Consigliere Comunale Pd

La decisione del consigliere Pd Pier Luigi Bosco di votare a sfavore del progetto “Comparto Ferrovia” nel corso del Consiglio Comunale di giovedì 30 gennaio ha suscitato molte perplessità, soprattutto nel suo partito che, invece, ha votato a favore del provvedimento. A seguito di questa divergenza con la maggioranza che sostiene il sindaco Lorenzo Bacci, Bosco ha deciso di dimettersi dalla carica di Presidente della 1^ Commissione Consiliare.

 

Consigliere Bosco, come mai questa scelta così drastica?

«Ho maturato la decisione di dimettermi da Presidente della 1^ Commissione Consiliare a seguito del voto del Consiglio Comunale rispetto al piano di attuazione del Comparto Ferrovia, dove c’è stata una diversità di opinioni tra la maggioranza e il sottoscritto. Quindi, ne ho preso atto e per coerenza mi sono dimesso. Giovedì 13 febbraio c’è stata la nuova riunione della 1^ Commissione Consiliare nell’ambito della quale il consigliere Paolo Paoli è stato nominato nuovo presidente».

 

Perché il suo no al progetto Comparto Ferrovia, pur avendo presieduto la commissione di riferimento?

«Il problema ho cercato di spiegarlo nel mio intervento in Consiglio Comunale, quando ho motivato il mio voto contrario. Io ritengo che i consiglieri comunali e la parte politica amministrativa abbiano il compito, così come affermato nella Legge nazionale del 1977 (Legge Bucalossi, ndr), di tener conto non soltanto di problemi da risolvere con la convenzione urbanistica immediata, ma anche delle problematicità presenti e future».

 

Il suo voto contrario ha suscitato, nel corso della seduta di gennaio, l’incredula reazione del capogruppo Pdl Iurescia.

«Ho cercato, assieme agli altri membri della commissione, di lavorare e richiedere che il progetto originale fosse modificato rispetto alle normative vigenti. Questo è avvenuto in larga misura, ma, dal mio punto di vista, ancora non in un modo del tutto soddisfacente. Immaginare strade che hanno il marciapiede soltanto su un lato oppure piste ciclabili percorribili soltanto in un senso, non mi pare che corrisponda agli interessi generali e complessivi della comunità colligiana».

 

Il Consiglio Comunale

Ci sono altri attriti con l’attuale maggioranza?

«No, io faccio parte del gruppo consiliare del Pd. Ovviamente al suo interno non ci sono sempre e necessariamente posizioni coincidenti. C’è un dibattito libero e poi si traggono le conclusioni. Normalmente, le diverse impostazioni culturali e le posizioni che ne derivano trovano una soluzione identitaria. Nel caso del “Comparto Ferrovia”, invece, non l’hanno trovata. Ma, come dice la Costituzione Italiana, gli eletti rispondono agli elettori e non ai partiti di appartenenza. Pertanto, in questo caso, ho cercato di rispondere ai miei elettori».

 

Come mai ha maturato la decisione di non ricandidarsi alle prossime Amministrative?

«Ho una lunghissima esperienza in qualità di Consigliere Comunale a Collesalvetti: ho iniziato, pur con varie interruzioni, nel 1970. Poi ho avuto l’esperienza come Assessore con il sindaco Nista per sette anni e mezzo. Infine, ho ripreso l’attività di Consigliere Comunale in questa Legislatura. Adesso, vista la mia età, è forse giusto lasciare il campo ad altri e godersi un po’ di riposo».

 

Al suo posto, nell’ambito di Vicarello, vede qualche candidato in particolare?

«Nel Comitato Direttivo del Circolo Pd di Vicarello non abbiamo parlato di nuove candidature. Abbiamo discusso, invece, del programma vecchio e di cosa è stato realizzato. Cercheremo di dare il nostro contributo per la stesura del programma del Partito Democratico per la prossima Legislatura».

 

Nel corso di questi cinque anni, quale provvedimento rivendica con maggior orgoglio e cosa invece rimprovera di non essere stato fatto?

«Aver mantenuto il livello dei servizi nel settore sociale, della scuola, della cultura credo sia un fatto estremamente positivo, pur a fronte delle difficoltà enormi derivanti dal taglio alle risorse e dalle minori disponibilità economiche e finanziarie. Di contro, c’erano tante altre cose da fare ma quando le entrate degli oneri di urbanizzazione crollano da circa 2 milioni di euro all’anno a poche decine di migliaia di euro è difficile imputare qualcosa. Le intenzioni devono fare i conti con i soldi che abbiamo in tasca».

 

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