Manuele Battistini, 22 anni, è titolare del Battistini’s Cafè di Vicarello. E’ un giovane imprenditore. Con lui, uno dei protagonisti del tessuto commerciale vicarellese, Collenews affronta il tema dell’imprenditoria giovanile; di cosa la frena, la disincentiva. Per Battistini «il fisco, ma soprattutto la mentalità». A letto alle 4 o alle 6 del mattino, alle 9 già in piedi; la difficoltà di coniugare il lavoro con la vita affettiva. Ci sediamo, lui si accende una sigaretta. Discutiamo di tutto questo; del tessuto commerciale vicarellese; di cosa proporrebbe al Presidente del Consiglio per rilanciare l’economia.

 

Manuele BattistiniManuele, lei è un giovane imprenditore, ha aperto un Cafè a Vicarello. Cosa secondo lei scoraggia l’imprenditoria giovanile in Italia? E’ solamente il fisco o è anche una questione di mentalità?

 

«Secondo me è una questione di mentalità, più che altro. Tanti ragazzi oggi, oltre ad avere paura, non hanno proprio un carattere che li spinga verso questo mondo. Ovviamente è difficile, fa paura, però se hai la forza e la volontà più che altro – perché tanti giovani oggi stanno ad attendere su una panchina di esser chiamati a lavorare – si può riuscire.Questa è la ragione base per la quale i giovani non si approcciano a questo mondo. Il fisco ovviamente non dà aiuti. Io ho fatto tutto da solo. Ho lavorato, mi sono messo da parte i soldi perché questo era il mio obiettivo.

Mi sono sacrificato: qualche serata in meno a ballare, non mi sono tolto qualche vizio, ma ora sono arrivato a fare quello che volevo fare. Il fisco non aiuta in niente, anzi cerca solo di distruggerti. Serve che i giovani si buttino nell’imprenditoria perché sennò non c’è futuro, si va a finire male. Chiaramente occorre che i giovani scelgano l’attività che piace perché se non c’è passione non si può svolgere bene il proprio lavoro».

 

Ci racconti un po’ la sua storia; com’è nata l’idea di aprire un’attività commerciale? Perché un Cafè e perché a Vicarello?

 

«Vicarello è stata più che altro un’occasione, anche se Collesalvetti è il mio paese (anche se sono originario delle Marche), io cercavo a Pisa, in verità, ma una mattina mi è capitata quest’occasione. Sono entrato in contatto con il vecchio proprietario del locale; gli è piaciuta l’idea e la mia volontà di fare. Infatti dal 25 gennaio dell’anno scorso l’ho preso. C’è stato un grande studio: era dal 2011 che cercavo un posto che potesse ospitare un’attività commerciale per aperitivi; ristorante-pizzeria e il dopo-cena. Nei giorni normali siamo, infatti,  un American Bar, non un Pub».

 

Qual è lo stato del tessuto commerciale a Vicarello, secondo lei? C’è un buon giro d’affari, oppure… E a lei come va l’attività?

 

«Collesalvetti è in grande sviluppo; secondo me può arrivare a grandi livelli come giro d’affari. Quello che purtroppo, spesso, c’è, di negativo, è che vengono messe in giro voci. Se hai un nemico, quello mette in giro una voce e questa corre per tutto il paese. Occorre investire in pubblicità, farsi conoscere anche all’esterno e noi lo facciamo. Il giro d’affari comunque c’è e va a crescere».

 

Manuele Battistini 2Giustappunto! Da dove provengono principalmente i suoi clienti, per quel che può ricordarsi?

 

«Per il 60% provengono da Collesalvetti, Vicarello, Stagno e Guasticce. L’altro 20% proviene dai paesi vicini: Cenaia, Fauglia, Lorenzana, Crespina, etc… Il restante 20% viene  proprio da fuori. Oltre Pisa e Livorno ho

clienti anche da Firenze, Empoli, etc… Stiamo cercando di espandere la nostra clientela anche perché nelle grandi città, un po’ per permessi amministrativi, un po’ per altre dinamiche, questo tipo di attività incontra grandi problemi».

 

Quali sono le difficoltà che ha incontrato e che incontra nell’esercizio dell’imprenditoria?

 

«A livello di gestione, non è semplice. Io ho una ditta individuale; le cose a cui pensare sono tantissime e 24 ore al giorno non bastano. Una prima categoria di difficoltà consiste nell’attendere alle scadenze dei pagamenti; c’è poi il problema della “spesa intelligente”, come la chiamo io: occorre scegliere prodotti che abbiano un buon rapporto qualità-prezzo; occorre andare in giro, cercare… Un’altra difficoltà consiste nella gestione dei dipendenti. Adesso, purtroppo, abbiamo dovuto fare un taglio, ma siamo arrivati ad avere 9 dipendenti: 3 cuochi,  2 pizzaioli e 4 cameriere. Più me, ovviamente, che mi metto il grembiule e sto dietro il bancone come loro. Se la gestione non è corretta c’è una mala organizzazione del tutto e non si riesce ad andare avanti. Ci vorrebbe un po’ più di tempo!».

 

Immagini di essere a tu per tu con il Presidente del Consiglio; da uno “del mestiere” quali misure gli consiglierebbe di attuare per rilanciare l’economia?

 

«Secondo me l’Italia deve far respirare le aziende; sono esse che fanno girare i soldi. Siamo noi che si compra e si pagano i dipendenti, i quali a loro volta spendono e fanno girare l’economia. E’ giusto che ci sia la tassazione, perché altrimenti anche lo Stato non vive, ma occorre dare più respiro, altrimenti si entra in un Circolo vizioso. Al Presidente del Consiglio chiederei dunque questo: abbassare le tasse sul lavoro e mettere in atto politiche volte allo sviluppo dell’imprenditoria giovanile».

 

Da imprenditore dalla zona… di cosa ha bisogno Vicarello secondo lei?

 

«Aveva bisogno di un giornale. E a questo ha pensato lei! E’ importantissimo quello che sta facendo. A parte questo, nient’altro. C’è tutto: discount, negozi di abbigliamento, intrattenimento…».

 

Parliamo un po’ di lei adesso. Che vita fa il gestore di un Cafè?  A che ora si alza la mattina, a che ora va a letto?

 

«Inizialmente avevo preso sottogamba la cosa; pensavo di entrare in un mondo in cui era tutto semplice, invece… no. Mi sono dovuto rimboccare  le maniche; lavoro quasi 24 ore su 24. La notte a volte faccio le 4, a volte le 6. La vita non è regolare. I ritmi biologici sono tutti sconvolti. Quando c’è da fare (Banca, Posta), la mattina alle 9 devo essere già in piedi. Se si considera che vado a letto anche alle 6… Magari un riposino pomeridiano, però è una vita molto stancante. Quando c’è la passione, però, tutto si fa volentieri. Lo faccio per  me, per i ragazzi che lavorano per me… Anche loro mi danno un grandissimo aiuto».

 

Single o fidanzato? E… come si gestisce un’eventuale vita relazionale con questi ritmi?

 

«Questa è veramente bella! (ride) Tocca un tasto dolente. Ho aperto questo locale da fidanzato. Era una ragazza con la quale sono stato due anni insieme; mi ha aiutato tantissimo: grandissima barista, grandissima cameriera e anche una bravissima persona. Purtroppo lo stress lavorativo ci ha fatto allontanare, anche se poi, a casa, si chiariva, ma a lungo andare ci siamo lasciati (in malo modo, anche). Ho avuto due mesi di avventure, ma ora sono single e credo di rimanerci un bel po’, anche perché avere un locale così è come essere in piazza e le avventure amorose possono creare un po’ di problemi».