Il vicesindaco Alberto Benedetti

Alberto Benedetti (RC)

Stagno Alberto Benedetti (Rifondazione Comunista Collesalvetti) interviene sulla polemica fra il sindaco e il Consiglio di Frazione di Stagno. Per Benedetti questo è il frutto di «un’Amministrazione che non crede nella partecipazione» e difende il proprio operato quando, durante la scorsa consiliatura, era assessore ai CDF: «polemiche di questo genere quando c’erano io…». Per il segretario RC «non è un dramma che il Consiglio di Frazione di Stagno possa svolgere un’attività che non è in linea con quella dell’Amministrazione Comunale». E ricorda la sua esperienza amministrativa: «io ogni volta che son stato chiamato, ho sempre partecipato. E mica sempre mi veniva detto: “bravo”, anzi… nella maggior parte dei casi mi veniva messa davanti una lista di cose che loro avevano chiesto e il Comune non aveva fatto. Se però un’Amministrazione crede nella partecipazione e lavora per dare risposte, si presenta all’assemblea e dà la propria opinione; spiega a CDF e cittadini perché certe cose non son state attuate». Infine, Benedetti esclude categoricamente che si possa addivenire ad uno scioglimento del Consiglio di Frazione di Stagno.

 

Benedetti, lei che è stato assessore ai Consigli di Frazione, ha seguito la polemica fra il Comune e il Consiglio di Frazione di Stagno? Il sindaco Bacci ha parlato di «diatribe che con l’interesse generale hanno poco a che spartire e che sembrano invece molto più orientate a creare inutili e falsi allarmismi e a fomentare disagi e scontento per obiettivi maldestri di destabilizzazione». Lei che idea si è fatto?

«Ho letto su Collenews, ma non ho approfondito più di tanto. Io credo che queste situazioni si vengano a creare nel momento in cui si crede poco nella partecipazione. A questa Amministrazione mancano le basi; la partecipazione è per il governo del territorio come le fondamenta per una casa, nel momento in cui non ci si crede più nascono questo tipo di situazioni. Quando Rifondazione era in Municipio questo genere di situazioni non si sono mai venute a creare; sono capitate quando il PD è rimasto solo a governare. Se un Consiglio di Frazione si prende un po’ più di autonomia e non si limita a segnalare il lampione guasto o la strada dissestata, si sobbalza sulle sedie in Comune. Credo che manchi una concezione di fondo».

 

Ecco; in questa concezione di fondo, secondo lei un Consiglio di Frazione che ruolo dovrebbe avere? Non dovrebbe essere, mi par di capire dalle sue parole, una mera protesi dell’Amministrazione Comunale.

«Assolutamente no. Il CDF per certi aspetti, la minoranza per altri… sono tutti elementi fondamentali per il funzionamento di un’Amministrazione Comunale. La minoranza perché controlla costantemente l’operato della Giunta e del Consiglio Comunale; serve da pungolo, da stimolo, spesso evita alla maggioranza di sbagliare. I Consigli di Frazione, dal canto loro, sono sempre stati (e io li ho sempre considerati) quel trait d’union, quell’organismo che permette al cittadino di avere un interlocutore sul territorio, per le cose positive e per quelle negative. Il CDF deve fare la sua attività. Certamente devono attenersi al regolamento».

 

Ecco: nello specifico di questa questione il Consiglio di Frazione di Stagno si è difeso dicendo di aver rispettato il regolamento, di aver protocollato ampiamente prima del giorno della riunione della discordia la relativa convocazione in Municipio, che è arrivata al sindaco e a tutta la Giunta. Come dire: “non sono arrivati bigliettini d’invito, ma c’era la convocazione che era sostanzialmente la stessa cosa”. Su questo qual’è il suo parere?

«Credo che si commenti da solo tutto questo. Nel momento in cui c’è un po’ di disattenzione sull’operato dei CDF si generano questo tipo di situazioni. Se non si seguono, se non ci si sta dietro, se non c’è qualcuno che sente, magari non quotidianamente ma almeno ogni 2-3 giorni, i presidenti, è chiaro che… Io non credo di aver lasciato il segno in questo; ho fatto molta fatica a dare risposte, a tentare di risolvere problematiche che i Consigli ponevano. Ma polemiche di questo genere quando c’erano io… Non ne ricordo. Ci possono esser stati battibecchi, incomprensioni con qualche presidente, ma mai paginate di giornale, polemiche di questo tenore».

 

Questo, uno scontro a questi livelli, nell’architettura generale del sistema comunale cosa significa, cosa comporta e come è possibile andare avanti così?

«Quando la maggioranza degli eletti in un CDF non è iscritta al partito di governo del territorio possono succedere anche queste cose. Io non credo sia un dramma che il Consiglio di Frazione di Stagno possa svolgere un’attività che non è in linea con quella dell’Amministrazione Comunale. L’importante è che ci sia comunque la volontà di lavorare nell’interesse della collettività. Quando c’è questo… Io ogni volta che son stato chiamato, ho sempre partecipato. E mica sempre mi veniva detto: “bravo”, anzi… nella maggior parte dei casi mi veniva messa davanti una lista di cose che loro avevano chiesto e il Comune non aveva fatto. Se però un’Amministrazione crede nella partecipazione e lavora per dare risposte, si presenta all’assemblea e dà la propria opinione; spiega a CDF e cittadini perché certe cose non son state attuate».

 

Cintio ha detto: «che il sindaco continuamente ci dica che i CDF non sono obbligatori, che da Livorno a Rosignano non ci sono più, che lui li vuole fortemente… Ma come li vuole?! Non gli va bene quello di Stagno? – e ha lanciato la provocazione – Se non condivide il nostro operato, venga, ci sciolga e spieghi alla cittadinanza il perché alla cittadinanza». Da ex assessore ai CDF ritiene che ci siano i presupposti per uno scioglimento del Consiglio di Stagno e andrà effettivamente così?

«Assolutamente no. Nessuno toccherà mai il Consiglio di Frazione fino a fine mandato amministrativo. Questo è fuori discussione, non accadrà mai. Il problema è un altro: io sfido già da ora alle prossime elezioni amministrative a dire realmente quel che si pensa. Qualcuno abbia il coraggio di prendersi le proprie responsabilità e dire ciò che pensa. Vediamo se qualcuno ha il coraggio di mettere nero su bianco in un programma elettorale l’abolizione dei CDF! Sarebbe più onesto dire che li si ritengono desueti, fuori luogo e che si vuole abrogarli. Ma bisogna poi inventare un’altra forma di partecipazione. Non sta scritto da nessuna parte che la maggioranza di governo in Municipio debba eleggere la maggioranza dei consiglieri all’interno dei CDF. Quando non succede, ci si ritrova un Consiglio che si prende più autonomia ed iniziativa, ha meno riguardo nei confronti dell’Amministrazione Comunale e magari dice qualcosa di scomodo. Ma questo sta nell’ambito della partecipazione. Abbiamo fatto diventare i CDF quello che sono consapevoli del fatto che poteva anche accadere questo, ma se si crede alla partecipazione si affronta. Punto e basta».

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