Collesalvetti Il Comune di Collesalvetti e la Pinacoteca Comunale “Carlo Servolini” celebrano l’omaggio a Carlo Servolini nel 70° dalla scomparsa giovedì 13 dicembre 2018, alle 16:00 con un evento ideato e curato da Francesca Cagianelli, curatrice della pinacoteca colligiana: Focus con Mostra Dossier dal titolo “A Livorno dopo Fattori. Carlo Servolini e Gino Mazzanti: una fratria simbolista al tempo di Enrico Cavacchioli”.

Nell’ambito della mostra in corso alla PinacotecaUna donna tra le due guerre. Mimì Quilici Buzzacchi e l’Italia del ‘900: Vedute del cuore tra xilografie, litografie ed ex-libris 1923/1969 (15 novembre 2018-8 marzo 2019, tutti i giovedì, ore 15.30-18.30 fino all’8 marzo 2019), saranno messe a confronto la litografia di Carlo Servolini, Notturno. Cisternino di Pian di Rota (1931) e le due inedite xilografie a colori di Gino Mazzanti, La Quercia Il pagliaio. Accanto a queste opere 10 preziosi ex libris mai esposti, provenienti dall’Archivio Zalum.

CARLO SERVOLINI (Livorno, 1876 – Collesalvetti, 1948) e Gino Mazzanti (Livorno, 1885-1971) – spiega la curatrice Cagianelli in una nota – costituiscono gli anelli di una intricata catena espressiva che dalla Scuola di Arti e Mestieri, dominata dalla mission didattica di Lorenzo Cecchi (Limite sull’Arno, 1864-Ghivizzano Coreglia, 1940), si snoda fino all’entourage rivoluzionario del Caffè Bardi, per culminare nei tortuosi destini militari dei Livornesi impegnati sul fronte della prima guerra mondiale.

Tra le maglie senz’altro più significative di tale percorso – prosegue nella spiegazione la Cagianelli rifulgono l’exploit del cenacolo divisionista livornese sotto l’egida di Vittore Grubicy de Dragon e l’effetto catalizzatore riverberatosi nella città labronica di una presenza detonante quale quella di Enrico Cavacchioli (Pozzallo, 1885 – Milano, 1954), che, dalle prime formulazioni poetiche informate agli stilemi dannunziani fino alle successive inflessioni crepuscolari, si distinse per l’adesione al movimento futurista, motivato dalle implicazioni rivoluzionarie contro la tradizione e l’accademia”.

“All’epoca della permanenza livornese – si legge ancora nella nota – Cavacchioli perfezionava i suoi esordi letterari sulla rivista di Marinetti Poesia e, nelle edizioni omonime, della raccolta di poemetti e liriche Lincubo velato (Milano 1906) con cui vinse il secondo concorso di poesia e le cui prove di copertine, proposte e discusse con i principali esponenti del Caffè Bardi, da Natali a Romiti, costituirono una sorta di agone del simbolismo nella Livorno primonovecentesca”.

“Autore della trilogia Akanthos. breviario d’Arte. Architettura – Scultura – Pittura – Arti Minori (Editore Giusti, Livorno 1928), Gino Mazzanti testimonia attraverso i suoi scritti come il sodalizio primonovecentesco con Carlo Servolini costituisse un’inversione di rotta decisiva rispetto al solco tracciato dall’insegnamento fattoriano, in altri termini una sorta di avventura esplorativa oltre gli orizzonti del vero, i cui confini stavano diventano troppo asfittici e si sarebbero presto sfaldati contro il riverbero di una luce sfacciatamente irradiante, quella perseguita dagli allievi della Scuola di Micheli da una parte, e della compagine divisionista dall’altra”.

“Al centro del focus la disamina di un articolo a firma dello stesso Mazzanti, che nel 1955 commemorava la stagione livornese di Enrico Cavacchioli, offrendo squarci di un’ancora insondata fisionomia del Novecento labronico: un altro Novecento rispetto a quello già scritto”.

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