Collesalvetti Durante l’ultimo Consiglio Comunale il PD aveva manifestato con chiarezza che per il partito lo ius soli è una priorità. Aveva presentato un ordine del giorno urgente che fu approvato con 12 voti favorevoli e 1 astenuto. Poi, la doccia gelata: a livello nazionale (sede nella quale ovviamente si decide la cosa, non certo a livello locale) lo stop al provvedimento. L’apposizione di una eventuale fiducia in Aula al Senato avrebbe messo a serio rischio una maggioranza che, per portare a casa un provvedimento, rischiava la crisi di Governo. Così, il rinvio. Questioni nazionali a parte, ciò che emerse durante l’ultima seduta del Consiglio Comunale sono le posizioni politiche degli esponenti colligiani: volontà di approvare lo ius soli da parte del PD e perplessità dei Cinque Stelle. 

La consigliera Anna Pandolfi (PD) nel suo intervento aveva sottolineato la differenza fra Ius soli temperato e Ius culturae. Bisogna distinguere: «Il primo prevede che un bambino nato in Italia abbia diritto alla cittadinanza se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore non proviene dall’Unione Europea, oltre ad avere il permesso di soggiorno da almeno 5 anni, dovrà avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale, un alloggio idoneo e superare il test di conoscenza della lingua italiana. Mentre lo Lo Ius culturae prevede invece che possano chiedere la cittadinanza i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno 5 anni e superato almeno un ciclo scolastico (elementari o medie). I ragazzi nati all’estero, ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni, potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno 6 anni ed avere superato un ciclo scolastico».

«Le modifiche legislative in discussione – ha concluso la Pandolfi – sono un passo in avanti e rappresentano un atto che migliorerebbe le nostre città favorendo integrazione, inclusione e partecipazione. La consigliera dem aveva auspicato che l’iter legislativo al Senato si concludesse il più preso possibile».

Dario Fattorini (PD)

Il dibattito che si è svolto in Aula è stato soprattutto fra Dario Fattorini (PD) e Loredana Pantaleone (M5S). Se il capogruppo Fabio Iannone (PD) aveva parlato di «documento condivisibile che viene incontro a diverse opinioni», la Pantaleone era stata lapidaria: «Mi astengo. Occorre vedere come si comporta l’Europa su questo, non possiamo agire prima noi che siamo Paese di transito». Spinto, invece, Fattorini: «Io non sarei nemmeno per lo jus soli temperato». Il giovane consigliere dem si è detto «stupito dalla posizione della consigliera Pantaleone», per poi specificare: «questa materia ci distinguerà come nazione, se stiamo ad aspettare l’Europa… Non è nemmeno una posizione propriamente di Sinistra, ma fa sue istanze cattoliche, liberali…».

Loredana Pantaleone (M5S)

«Lasciamo fuori la religione – ha controbattuto la Pantaleone – perché se ci mettiamo a discutere di questo, avrei molto da dire su cosa fa il Partito Democratico in Parlamento. C’è un passo del Vangelo in cui si dice: “avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, etc…”. Se vogliamo parlare di valori cattolici…». E, nel merito: «mi sembra che sullo Ius soli ci sia molta retorica da parte del PD. Prima di risolvere il problema della cittadinanza, vanno risolti i problemi di queste persone che vengono in Italia. Un Paese come l’Italia, come fa, come farà?! Gli italiani se ne vanno via perché non trovano lavoro e noi ci preoccupiamo di dare la cittadinanza a queste persone. Se siamo nella Comunità Europea… Noi dobbiamo agire in sinergia con l’UE. Da soli non ce la facciamo, scoppieremo. Non si può far venire tutta l’Africa in Italia senza che prima l’Europa ci dia una mano. Aspettare di vedere cosa faranno le altre nazioni, mi sembra di buon senso. Non possiamo sobbarcarci questo peso da soli».

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