Da sinistra: l’assessore Demi, il segretario di circolo Antolini e la vicesindaco Camici

Vicarello Il vicesindaco Libera Camici e l’assessore Riccardo Demi. Due politici colligiani, due membri dell’attuale Giunta Bacci, due diverse idee di partito, due schieramenti diversi per le primarie PD 2017. La prima si è schierata con l’attuale Ministro della Giustizia Andrea Orlando (per la lista del quale è candidata in assemblea nazionale), mentre il secondo sta con l’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi (in lista pure lui per l’assemblea nazionale fra le fila di coloro che sostengono la leadership dell’ex premier rottamatore). I due si sono confrontati ieri sera, alle 21:15, presso la Sala delle Colonne di Vicarello, nell’ambito di un’iniziativa pubblica organizzata dal circolo PD della frazione in vista appunto delle primarie del 30 aprile.

I temi del renziano Demi Ad iniziare è stato Demi, che anzitutto si è presentato agli intervenuti all’iniziativa. L’assessore all’ambiente ha detto di non aver mai avuto altre tessere, se non quella del PD, «un partito che guarda sempre in avanti, mai indietro». «Il populismo e la Destra si possono vincere», il renziano ne è convinto. Come è convinto che solo con Renzi si possano battere questi due fenomeni. Demi si è poi detto convinto della necessità che il vincitore delle primarie sia anche il candidato premier e su questo diverge completamente dalla visione di Orlando. «Il PD è l’unica occasione democratica per l’Europa intera»; «Quale partito in Europa ha portato 300.000 persone a votare nelle convenzioni di circolo?!». «Grazie a Renzi porteremo avanti le tradizioni del cattolicesimo democratico», ha concluso Demi, per il quale non siamo in una società post-ideologica: «Destra e Sinistra esistono, come pure esiste il fascismo».

L’intervento dell’orlandiana Camici La vicesindaco Camici ha invece esordito dicendo l’esatto contrario rispetto a quanto sostenuto da Demi sul doppio incarico: «io credo che il segretario del PD debba fare il segretario del PD». «Non mi riconosco in Matteo Renzi – ha esordito a chiare lettere – né nella sua visione di partito. Orlando mi ha ridato fiducia ed entusiasmo». Poi la Camici è passata ad affrontare la questione della batosta che il PD ha preso al referendum: «Pensiamo che il voto degli italiani sia stato per contrarietà alla riforma?! Perché non volevano abolire il CNEL?!», si è chiesta retorica. «O non piuttosto un grido di rabbia di un popolo intero!». Poi, la sua visione sul perché il PD è ricorso alle primarie così alla svelta: «Era necessaria una rilegittimazione del leader». La vicesindaco ha poi criticato le «riforme calate dall’alto» («anche se sono condivisibili, alla gente non piace il metodo») e il taglio indiscriminato a tutti dell’IMU, per poi esporre uno dei principali cavalli di battaglia orlandiani: «abbiamo perso consenso  fra i giovani, fra i lavoratori, nelle periferie». «Occorre un rinnovamento, non una rottamazione – ha concluso criticando il metodo renziano – se non lo faremo noi, ci penseranno gli italiani col loro voto». La Camici ha anche contestato la concezione dei circoli di partito come comitati elettorali e rilevato: «nel territorio provinciale abbiamo perso 1.300 iscritti».

Poi, spazio agli interventi del pubblico. Fra questi, uno particolarmente duro di un uomo che ha rilevato: «Sotto il Governo Renzi in Italia i poveri sono arrivati a 11 milioni. Mi stupisce che non si discuta della sconfitta al referendum. Se Renzi sarà segretario, io non mi iscriverò al PD, non voterò il PD».

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