Collesalvetti Le primarie del Partito Democratico si avvicinano: manca meno di una settimana all’appuntamento elettorale del 30 aprile. In vista di questo, Collenews ha intervistato il coordinatore regionale per la campagna di Andrea Orlando, Valerio Fabiani. In questa intervista il politico dem esprime tutta la sua preoccupazione: «se il PD non cambia credo che la composizione del prossimo Governo purtroppo non sarà un problema nostro». «Usciamo da una delle più drammatiche stagioni di sconfitte elettorali che il centrosinistra abbia mai subito; il PD è un partito sempre più isolato nel quadro politico e nella società (abbiamo praticamente litigato con tutti, non solo con gli altri partiti del centrosinistra, ma con i anche sindacati, associazioni importanti, etc) e sempre più piccolo per i tanti che se ne sono andati. Se continueremo così rischiamo l’ennesima pesante sconfitta», l’amara constatazione. E sulle proposte non ha dubbi: «priorità delle priorità è la lotta alle disuguaglianze». E «per sradicare in 3 anni la povertà assoluta» la ricetta è quella di un “reddito di connessione”: 800 euro in media per famiglia di 3 persone. Sulla sofferenza sociale: «miracoli non possiamo farli, ma vorrei un partito che questa sofferenza sapesse vederla e riconoscerla».

Fabiani, gli iscritti PD nel Comune di Collesalvetti hanno espresso in maggioranza la preferenza per Orlando fra i 3 candidati, ma la partita continua e finisce il 30 aprile. Crede sia possibile invertire il trend che vede Renzi in netto vantaggio?

«Se le primarie, che sono aperte a tutti i cittadini, saranno davvero un grande appuntamento di popolo, come sono sempre state le nostre primarie, tutto può succedere. Temo invece che al “quartier generale” si ragioni secondo la logica “meglio pochi ma buoni” e se fosse così sarebbe un errore grave. Se partecipassero molti meno cittadini dell’ultima volta sarebbe una sconfitta per tutto il PD e per la democrazia italiana. Per questo mi faccia rivolgere un appello a tutti i delusi e a coloro che hanno perso fiducia in noi: se non vi piace questo PD, venite alle primarie e aiutateci a cambiarlo, partecipando e votando per Orlando».

Se dovesse elencare le principali differenze fra Orlando e l’ex premier rottamatore, quali indicherebbe?

«La nostra è una proposta di netta alternativa su molti punti. Sul modo di concepire il partito e la politica, noi siamo per ripristinare una dimensione collettiva e per un partito che promuova una classe dirigente nuova che ci aiuti a tornare nei luoghi dai quali siamo spariti e poi sulle priorità programmatiche. Per farle solo qualche esempio, per noi la priorità delle priorità è la lotta alle disuguaglianze. Tanto per cominciare riconoscendo che c’è una parte della popolazione che non ce la fa più, ci sono oltre 4 milioni e mezzo di italiani in condizione di povertà assoluta e noi diciamo che la prima cosa da fare è aiutare loro. Proponiamo un “reddito di connessione” (800 euro in media per famiglia di 3 persone) per sradicare in 3 anni la povertà assoluta. Ci sono poi differenze sul lavoro, noi vogliamo cambiare radicalmente il “Jobs act” e fare meno interventi a spot e più interventi strutturali come un pacchetto di moderne politiche industriali. Sulla scuola, vogliamo cambiare alcune parti della cosiddetta “buona scuola” facendo quello che non si è fatto, cioè ascoltando e confrontandoci con quel mondo con cui in questi anni si è consumata una rottura dolorosa».

Nel Paese, vedo lo ha ben chiaro, e nel territorio di cui si occupa questa testata emergono più che in passato situazioni di criticità, di allarme e di grande fragilità sociale; sintomo di come la morsa della crisi non allenti la presa. Per moltissimi giovani trovare un lavoro stabile, uscire dalla casa familiare per farsene una loro propria, metter su famiglia è quasi un’utopia. Gli ultrasessantenni di conseguenza mantengono figli 30enni o 40enni in casa. Tante pensioni hanno importi da fame. Sembra che per invertire la tendenza occorra un vero e proprio miracolo. Quale la ricetta di Andrea Orlando?

«La situazione è grave in molte parti dell’Italia, in Toscana è la costa ad aver pagato il tributo più salato alla crisi, tanto da farla somigliare sempre più ad un pezzo del mezzogiorno per numeri di inoccupati, di lavoratori sotto ammortizzatori e di aziende chiuse. Miracoli non può farli nessuno e sarebbe da irresponsabili prometterli. Intanto, vorrei un partito che questa sofferenza sapesse vederla e riconoscerla, invece troppo spesso abbiamo dato l’impressione di negare la realtà. Vede, io vivo in questa parte della Toscana, sono di Piombino, vivo immerso nella crisi e nelle contraddizioni di questo tipo di globalizzazione dominata da un capitalismo finanziario imperante. Vuole sapere a quante riunione di partito a livello nazionale sono stato invitato per parlare di queste cose in questi 4 anni di segreteria Renzi? Nessuna. Ho ricevuto tante telefonate per sapere cosa stavamo facendo per la campagna referendaria, ma mai una per sapere cosa stava succedendo a Piombino con difficile vertenza Aferpi e la crisi. Certo sono piccole cose, ma piuttosto sintomatiche dei problemi che abbiamo e che dobbiamo correggere».

Nell’ipotesi di un futuro Governo Renzi, Orlando sarebbe disposto a fare il Ministro?

«Temo che questa eventualità difficilmente potrà verificarsi, perché a prescindere da Orlando, se il PD non cambia credo che la composizione del prossimo Governo purtroppo non sarà un problema nostro. Anche se nessuno ne parla più, con questo PD usciamo da una delle più drammatiche stagioni di sconfitte elettorali che il centrosinistra abbia mai subito: abbiamo perso nell’ordine:  regionali, amministrative e referendum costituzionale. Il PD è un partito sempre più isolato nel quadro politico e nella società (abbiamo praticamente litigato con tutti, non solo con gli altri partiti del centrosinistra, ma anche con i sindacati, le associazioni importanti, etc) e sempre più piccolo per i tanti che se ne sono andati. Se continueremo così rischiamo l’ennesima pesante sconfitta».

Che appello fa ai lettori-elettori di questa testata? Perché votare Orlando il 30 aprile?

«Per cambiare. Prima che sia troppo tardi. Alle parte c’è una nuova Destra reazionaria, nazionalista e populista, che sta avanzando affondando le radici nel disagio sociale che genera sfiducia nella politica e nelle istituzioni. Per fermarla serve un PD che sappia ascoltare e rappresentare quel disagio, unito e inclusivo. Un PD diverso, che ricostruisca un centrosinistra competitivo alle prossime elezioni e per non essere più condannati alle larghe intese con Berlusconi e che sia in grado di schierarsi dalla parte di chi non ce la fa più, lavoratori, piccole e medie imprese, i giovani. Questo è il PD che vogliamo costruire insieme a Orlando».

diego.vanni@collenews.it

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