Collesalvetti Spiegare alla gente come tutelarsi dalle truffe (cui il territorio colligiano non è esente). Questo il senso dell’iniziativa che ha avuto luogo ieri sera presso la sala parrocchiale. Il Maggiore Marco Vatore, del Comando Provinciale dell’Arma, assieme al suo collega Francesco Relli, Maresciallo capo della stazione di Collesalvetti, ha fornito ai presenti dei “comandamenti laici” (come li ha definiti), dei piccoli suggerimenti per tutelarsi, una sorta di vaccino per rendersi immuni a questi odiosi reati.

 

«Le truffe agli anziani – ha spiegato il Maggiore – sono un’emergenza a livello nazionale. Così abbiamo deciso di intraprendere questi “pellegrinaggi istituzionali” nelle varie località. Ci siamo detti: “come far arrivare il messaggio alla gente?” C’è internet, ma non tutti lo hanno. La TV, ma tanti programmi specialistici spesso sono in seconda serata. Ci sono i giornali, ma in tanti non li leggono”. E così, la decisione di esser qui in prima persona». Vatore ha poi spiegato ai presenti ieri sera l’importanza del passa parola relativamente a questi consigli e ricordato che, anche una volta preso il malfattore «il danno è fatto»; «la persona truffata perde fiducia nel prossimo». Poi, il militare è entrato nel merito delle singole truffe.

 

La truffa dell’avvocato è molto in voga. Arriva una telefonata al telefono fisso di casa verso le 11:30, mezzogiorno. E c’è un perché. Dall’altro lato della cornetta, una persona molto educata che si presenta come avvocato e spiega al malcapitato che il proprio figlio si trova trattenuto in caserma, a causa di un incidente stradale di cui ha responsabilità. Il truffatore, per chiudere la pratica (ovviamente inesistente e che comunque non sarebbe archiviabile in questo modo), chiede del denaro al truffato. Nel giro di pochissimo tempo, alla porta del malcapitato si presenta il complice per riscuotere la somma. Insomma, non si ha il tempo di razionalizzare, di verificare la notizia, che già arriva chi porta a termine il reato. Magari il malcapitato non ha in casa le migliaia di euro richieste, ma il truffatore è sveglio, sempre una marcia avanti e chiede una sorta di caparra in bancomat, gioielli, etc… (di qui il “primo comandamento laico”, leggi sotto).

 

E già questo dovrebbe essere più che sufficiente per capire di esser stati raggirati. L’orario della truffa e il fatto che si telefoni al fisso, appunto, non sono dati casuali. Il recapito del fisso sull’elenco telefonico è sempre più specificità delle persone anziane (maggiormente a rischio); d’altro canto quell’orario (11:30 – 12:00) è una fascia in cui spesso e volentieri figli e nipoti dell’anziano o dell’anziana sono al lavoro o a scuola. Ma c’è un’altra ragione per la quale i truffatori chiamano al fisso. Se chi cerca di raggirarci non butta giù la cornetta, ma lo facciamo solo noi, la chiamata non si perde, rimane attiva. E magari il truffatore prima di (fingere di) riattaccare aveva detto al truffato: «se non mi crede, verifichi chiamando lo 00112». Quel che accade dopo è chiaro: la persona truffata riattacca (ma il truffatore era rimasto in linea), poi chiama il numero indicato (che somiglia al numero di emergenza, che è 112), ma chiamando lo 00112 non rispondono i carabinieri, bensì risponde colui o colei che era rimasto in linea già da prima e dà conferma della (falsa) notizia. Il gioco è fatto: arriva appunto alla porta il complice e il danno è consumato.

 

Il Maggiore ha poi reso noto che i truffatori, in alcune fattispecie, possono avere un (falso) tesserino di riconoscimento, esser vestiti elegantemente, oppure essere in tuta come gli operai del servizio idrico o del gas. E infine come questi soggetti non entrino mai in casa del truffato forzando la sua volontà, ma sempre con captatio benevolentiae, conquistando la fiducia del truffato. (di qui il “secondo comandamento laico”, leggi sotto)

 

La truffa dello specchietto Al Maresciallo Francesco Relli, invece, il compito di spiegare la truffa dello specchietto. Relli ha fatto anzitutto riferimento alla geografia del territorio, spiegando che, per esempio, «Via delle Sorgenti è una zona adattissima per questa truffa». Una truffa che ha inizio con la percezione di un colpo da parte del truffato sulla propria auto. Dall’altra auto, il truffatore fa segno di accostare e, una volta fermi accostati, il malfattore fa un segno sull’auto del malcapitato per comprovare quanto (in realtà non) accaduto e mostra il proprio specchietto rotto. «Se vuole, possiamo fare il CID, ma poi  le aumenta l’assicurazione…», la frase di rito che incentiva a pagare subito. E c’è chi si fa accompagnare dal malfattore allo sportello della banca per prelevare. Per smascherare la truffa basta poco: farsi vedere determinati nel voler chiamare la Forze dell’Ordine. Va da sé che il malintenzionato sparirà subito dalla circolazione, autosmascherandosi.

 

La truffa della ruota forata Un’ultima fattispecie di truffa è stata infine descritta nuovamente dal Maggiore Vatore. Vittime, le persone che, uscendo dal supermercato, trovano la gomma dell’auto forata, a terra. Nell’appurare il tutto, gli sventurati lasciano magari la borsa con portafoglio sul sedile per chinarsi sulla ruota o magari si mettono a telefonare per chiedere aiuto. Momenti di disattenzione che possono essere fatali per farsi portare via i valori.

 

I “comandamenti laici” resi noti ieri sono dunque 2. Il primo: le Forze dell’Ordine non possono ricevere soldi per nessun motivo. E nemmeno gli operatori dei servizi del gas o dell’acqua o di altre utenze. I versamenti alle società gestrici dei servizi sono sempre tramite bollettino. Secondo: in casa non vanno fatte entrare persone che non si conoscono. Gli impiegati di società gestrici dei servizi per protocollo con le Forze dell’Ordine non si presentano mai senza appuntamento di almeno 24 ore precedente (cosicché le persone possano accertarsi che non si tratti di una truffa). Devono essere sempre affissi nelle vie di riferimento degli avvisi pubblici.

 

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