L’editoriale I nuovi insediamenti, l’assetto del territorio, l’Interporto, il futuro del commercio e della socializzazione, l’integrazione sinergica con le altre frazioni. Sono (o dovrebbero esser tanti) gli argomenti di discussione a Guasticce.

 

Questioni importanti, vitali, per la frazione. Questioni per le quali sarebbe auspicabile una discussione pubblica di spessore. Va da sé che alcuni di questi temi creeranno divisione, non si registrerà omogeneità di vedute; alcune cose saranno viste da alcuni come opportunità, mentre altri le vedranno come impicci, ma una discussione democratica matura fra persone equilibrate non teme né il confronto, né men che mai la sola esistenza di un’opinione dissenziente. Sul tema del futuro del commercio, che peraltro si interseca a stretto filo con quello dei nuovi insediamenti, farebbe tutt’altro che male al paese la nascita di un’associazione dei commercianti, che funga da strumento di coordinamento  per gli stessi e da interfaccia unitaria per coloro che, dalla frazione o da fuori, vogliano rapportarsi  facilmente col tessuto produttivo e commerciale della zona. Per quanto riguarda poi i nuovi insediamenti e l’assetto del territorio, ma anche quello che è o si vorrebbe fosse il futuro dell’Interporto, anche questi sono temi fondamentali che una frazione che non voglia essere (o essere etichettata come) “dormitorio” deve riprendere in mano. Che poi significa riprendere in mano il proprio futuro, essere essa stessa il volano del proprio cambiamento.

 

Fondamentale poi, anche la dimensione della socializzazione, del vivere la frazione. A questo proposito, sono fondamentali alcune cose. In primis, superare quelle logiche, tipiche dei piccoli borghi, di personalismo, che uccidono letteralmente le prospettive costruttive, di crescita e di sviluppo. Crescita e sviluppo che passano anche dal superamento della logica del “piccolo orticello”, in virtù del quale ognuno ha il proprio e oltre quei confini ci sono le colonne d’Ercole. Se si vuol far qualcosa “in grande”, che sia appetibile anche per i residenti delle frazioni o dei Comuni confinanti, occorre mettersi nella logica del “fare squadra”.

 

Il che non significa (o non necessariamente) sciogliere il proprio gruppo o la propria associazione, rinunciare alla propria storia e alle proprie peculiarità, per confluire in un qualcosa di più grande, ma semplicemente mettersi in gioco tutti assieme, con tanta buona volontà e impegno, per dar vita a qualcosa di più bello e di più grande. Poi, in questo cammino, lo step successivo sarà quello di coordinarsi anche con le altre frazioni. Due idee molto pratiche per questi due scopi: la creazione di un coordinamento delle associazioni e dei gruppi del paese e, a livello comunale, un’analoga associazione di coordinamento delle varie Pro Loco esistenti nelle frazioni. Un’altra cosa che potrebbe essere molto utile, anche questa non solo per Guasticce ma per tutto il territorio comunale, è la creazione, oserei dire istituzionalizzazione, di un “tavolo del lavoro”; un contesto pubblico di discussione sul tema delle opportunità occupazionali. Visto il periodo che stiamo vivendo, credo non ci sia bisogno di aggiungere altro. Se un tavolo unico di tutto il territorio o uno per frazione o per gruppo di frazioni, questo sarebbe tutto sommato un “dolce problema”.

 

Ma cos’è un paese, una frazione? L’insieme dei residenti che vi abitano e che tengono al proprio territorio. Sono le persone che fanno le associazioni, le Pro Loco, i coordinamenti associativi. Insomma… è la gente – o, per essere meno vaghi possibile – le singole persone che fanno la differenza. La loro determinazione a fare le cose, l’impegno, la volontà di rimboccarsi le maniche, di dedicare tempo ed energie per la collettività. Se c’è questo, gli strumenti operativi non mancano di certo.

 

diego.vanni@collenews.it

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