conferenza-stampa-fondazione-scottoStagno Riprendono a Stagno, nella struttura della Fondazione Scotto i laboratori teatrali. Giunti al quinto anno, anche stavolta saranno tenuti da Lamberto Giannini, che sarà coadiuvato da Aurora Fontanelli. Un’esperienza che vedrà protagonisti i ragazzi della Casa Famiglia, che avranno così occasione ancora una volta di manifestare la propria espressività, anche davanti al pubblico. A conclusione dei laboratori, infatti, ci sarà uno spettacolo, il primo aprile, alla Sala Spettacolo di Collesalvetti.

 

Il 6 e il 13 dicembre  dalle 16:30 alle 18:30 avrà dunque luogo una formazione per coloro che vorranno fare il laboratorio teatrale, ragazzi e persone esterne. Prima di partire col laboratorio teatrale, infatti, è stato pensato utile questo primo momento di confronto e di interfaccia. Il 17 gennaio alle 14:30 inizierà il laboratorio vero e proprio, che avrà luogo tutti i martedì, dalle 14:30 alle 16:30. Il primo aprile, infine, lo spettacolo.

 

«Riprendiamo con piacere – così Enrica Monticelli, vicepresidente della Fondazione Scotto in conferenza stampa – questa attività che piace molto ai nostri ragazzi, che la chiedono e la attendono. La soddisfazione nostra è stata nel vedere nel corso di questi anni la piacevole attenzione che i nostri ragazzi hanno nei confronti di questa attività. Il pensiero di concludere i laboratori con spettacolo in un teatro vero e proprio, salire sul palco… beh, tutto questo è vissuto dai nostri ragazzi con grande emozione. Quest’anno con noi ci saranno i ragazzi del Gruppo Scout di Guasticce. Ringraziamo per la collaborazione e la partecipazione attiva l’Amministrazione Comunale e della Scuola Schumann, per la quale voglio ringraziare il direttore Mario Menicagli, uno dei nostri più importanti collaboratori. Quest’anno ci saranno anche alcuni ragazzi nuovi, che sono stati coinvolti e hanno accettato volentieri».

 

Il professor Lamberto Giannini, dal canto suo, ha illustrato come quello in programma sarà «un lavoro che si basa sul cercare delle sincronie fra i ragazzi, fra loro e noi e fra loro e gli operatori». «É fondamentale – ha continuato il docente – uscire dalla morsa delle abitudini. Il teatro è l’unico luogo al mondo in cui la diversità è un valore. In teatro si cerca l’elemento atipico perché è elemento teatrale, appunto. Quest’anno il lavoro sarà sui numeri, sulla follia che diventa elemento positivo. Pico della Mirandola, per esempio, era fuori di testa eppure è stato un grande filosofo e matematico. Lavoreremo su testi del dadaismo». E, sulla data dello spettacolo finale, «abbiamo scelto il 1 aprile (il giorno del pesce d’aprile, ndr) perché mi piaceva concepirlo come uno scherzo». «Quest’anno spiazzeremo i ragazzi: lavoreremo più sul far mancare loro dei punti di riferimento. Si troveranno in una situazione nuova; un numero minore di operatori e questo sarà per  loro spiazzante e al contempo utile al fine di trovare soluzioni diverse. Nello spettacolo finale il pubblico entrerà in scena, ci sarà una sorta di lezione teatrale nell’ambito della quale il pubblico diverrà attore protagonista. L’obiettivo è un tentativo di valore artistico, ma questo si sposa col dare la priorità al bisogno del ragazzo». Anche Aurora Fontanelli ha sottolineato l’importanza di questo laboratorio, che ha definito «una bella esperienza per tutti».

 

In conclusione di conferenza stampa, l’intervento dell’assessore Donatella Fantozzi. «L’Italia – così la Fantozzi – è uno Stato ritenuto modello nel mondo per l’inclusione scolastica di persone con disabilità». L’assessore ha tenuto anche a ricordare che «l’anno prossimo la Casa Famiglia compirà 25 anni, come la legge 104 del 1992». «A Stagno abbiamo un esempio che dovrebbe essere portato in giro per l’Italia: un esempio di accoglienza, ospitalità, sostegno e supporto, ma soprattutto di inclusione. Questa Casa Famiglia non è un posto in cui tenere le persone con disabilità; è un posto da cui si esce e in cui si portano dentro persone che non hanno disabilità». Poi, l’attestato di stima nei confronti della vicepresidente della Fondazione Scotto: «Enrica è una persona dall’umiltà fuori dal comune; è talmente presa dalla frenesia quotidiana che non sia accorge di cosa costruisce e continua a costruire. Chi è una fucina di idee non sia accontenta mai, ha sempre bisogno di andare oltre». Infine, riguardo lo spettacolo finale con il coinvolgimento del pubblico, «per tutti salire sul palco scenico rappresenta una rottura con la routine quotidiana che talvolta danneggia il nostro essere. Significa mettersi in balìa del pubblico, è quindi un atto di coraggio. La capacità di salire lì con persone che non sempre hanno la capacità di rispondere in maniera canonica e veloce, mette in moto meccanismi ulteriori di comprensione del mondo, della natura e dell’altro».

 

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