Giovanni BondiCollesalvetti  Uno spettacolo al’insegna della comicità e della “labronicità”. È questo quanto messo in scena dal comico livornese Giovanni Bondi con il suo spettacolo “Il mio nome è Bondi…. Giovanni Bondi”.

 

Il comico, accompagnato al piano e alla chitarra dal maestro Enrico Lucarelli, ha esordito recitando un monologo su che narrava la storia di un umile giovane livornese che porta la sua ragazza a cena in un ristorante di lusso. Bondi ha sottolineato la tragicomicità della storia di questo giovane alle prese con le spese stratosferiche del ristorante se rapportate al suo misero portafoglio.

 

In seguito Bondi ha ironizzato anche sulla città di Livorno in maniera più generale, facendo leva su stereotipi, luoghi comuni e paragonando i livornesi ai milanesi in varie scene di vita quotidiana, come i litigi e il salutarsi per strada, che hanno suscitato l’ilarità del pubblico. Bondi in seguito ha anche spiegato l’origine di vari termini dialettali labronici provenienti da altre lingue o culture. Non è mancata inoltre l’ironia sull’eterna rivalità tra Pisa e Livorno. In modo particolare Bondi ha ironizzato sul tipico accento pisano. In seguito Bondi è andato in scena nelle vesti del maestro unico, personaggio che molto inverosimilmente gira insegnando in tutte le scuole di Italia.

 

Non sono mancate poi le imitazioni ai grandi della musica italiana. Sul finale di spettacolo Bondi, sempre accompagnato alla chitarra e al piano da Enrico Lucarelli, ha imitato personaggi come Jovanotti, Ligabue, Vasco Rossi e Patty Pravo. Bondi e Lucarelli hanno infine salutato il pubblico con un meadley di varie canzoni rivisitate da loro stessi come ad esempio il pezzo “Luci a San Marco”, palese parodia del celebre pezzo “Luci a San Siro” di Roberto Vecchioni

 

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