Erioù

Erio Franovich

Guasticce Erio Franovich, 29 anni, ha inciso il suo primo singolo. We’ve been running e Oval in your trunk, le canzoni. Composizioni, queste, inquadrabili in un genere un po’ «imbastardito», come lo definisce lui. Pop, ma con delle atmosfere più magiche, da sogno, appunto. Quella di Erio, è la storia di un ragazzo da lungo tempo appassionato di musica che da tempo si dilettava nel comporre canzoni finché un giorno ha deciso di provare ad inviarle, per mail, a delle case discografiche, finché un’etichetta ha dimostrato interesse nei confronti del suo lavoro, ha creduto in lui e ha pubblicato il singolo.

 

Erio, com’è nata l’idea di un singolo?

«Era la cosa più giusta da fare; è un classico modo di comportarsi di chi, come me, non ha ancora al suo attivo pubblicazioni e nemmeno tracce su internet. Uscire con un album intero sarebbe stato troppo».

 

Quali i titoli delle canzoni?

«We’ve been running e Oval in your trunk. Della prima esiste anche un videoclip».

 

Di che genere musicale si tratta?

«Si tratta di un genere un po’ “imbastardito”: dream pop. Pop, ma con delle atmosfere più magiche, da sogno, appunto, pur mantenendo i caratteri del pop».

 

Come hai instaurato i rapporti con la casa discografica?

«Tramite mail. Ho inviato demo, 2/3 pezzi di cui ero particolarmente orgoglioso. Erano anni che scrivevo senza inviare alle case discografiche, alla fine mi sono deciso. Ho spiegato loro che mi sono sempre interessato alla composizione, all’armonia, che ho studiato canto lirico e che ho composto canzoni. Ho inviato questa mail a diverse etichette, finché una ha dimostrato interesse, ha creduto in me e ha pubblicato il singolo».

 

La musica, fatta eccezione per gli esteti puri, deve trasmettere dei messaggi. Qual’è quello di queste tue canzoni?

«Va fatta una premessa: c’è la melodia e l’arrangiamento da un lato e le parole dall’altro. Talvolta queste 2 dimensioni possono andare di pari passo, talvolta no. Dove ci sono pezzi lenti, musica serena, nei testi c’è una dimensione complicata, testi basati su racconti di momenti di disagio. In We’ve been running, per esempio, c’è una storia, iù o meno metaforica, di un ragazzo che ha una storia d’amore con una volpe (sic! Ndr). Questo porta ovviamente incomprensioni da parte della gente. Questo ragazzo, un giorno, non trova la volpe fuori casa; si domanda dove sia, se mai si incontreranno di nuovo. Ecco… una storia di disagio, ma la musica trasmette spesieratezza. Qui, gioco sulla dimensione musicale più efficace per far passare messaggi meno immediati, più difficoltosi».

 

Nel cd canti solo tu? E l’arrangiamento?

«Canto solo io. In We’ve been running, però, c’è un lungo accordo dissonante che ho realizzato sovraincidendo la voce di mo fratello Noah, che quindi ne è coprotagonista. Sono partito registrando canzoni per voce e chitarra, ma in alcune vi sono basi di contrabbasso e batteria e aggiunta di altri strumenti».