Riccardo RomboliGuasticce Riccardo Romboli, detto “il Giubilo”, nasce il 28 luglio 1955 in Via delle Colline numero 118. Oggi è Via Don Sturzo numero 126. Già questo basta per dimostrare come Guasticce sia cambiata nel tempo. Ora Riccardo vive a Livorno, altro segno del tempo che scorre, delle cose che cambiano. E il senso di questa intervista sta proprio qua: la memoria storica. Attraverso le sue parole ciascuno di noi può fare un salto nel tempo e ricordare (per alcuni) o scoprire per la prima volta (per altri) la Guasticce d’un tempo.

 

Le condizioni economiche e sociali, decenni fa, erano devastanti. Guasticce era un paesello caratterizzato da una società contadina, poi il progresso, la CMF, l’insediamento di nuove aziende. Ma, prima di tutto questo, erano tutti mezzadri. C’era la Fattoria Cheloni, quella della Cassa di Risparmi; un’economia di paese che si basava sull’agricoltura, fino appunto all’avvento della CMF che dette lavoro a tante persone. E i tanti personaggi storici: Aldo della Tabaccheria, la famiglia Del Bravo, il dottor Cupaiolo e ancora il dottor Susini e tanti altri. Intervistato, Riccardo ci racconta del paese com’era un tempo dal punto di vista sociale, politico e religioso.

 

Guasticce dell'epoca

Guasticce in una foto d’epoca

La società «La società – racconta Riccardo – all’epoca era caratterizzata dal senso di aggregazione, molto più di ora. C’erano meno invidie e cattiverie. C’era la squadra di calcio, che nacque nel 1967 per volontà di Piero Valeri, Luigi Gini, Rodolfo Salvadorini e Luciano Mantellassi. La squadra rappresentava tutto. Il campo sportivo ce lo siamo fatto tutto da soli, a scappatempo, la sera. C’era proprio una gran coesione».

 

 

La politicaDa questo punto di vista, Riccardo non le manda a dire: «Il Comune di Collesalvetti non ci ha mai trattato bene. L’Amministrazione dell’epoca ci snobbava; se ne sono sempre fregati. Abbiamo sempre lottato da soli. Ricordo le battaglie per ottenere la farmacia con Guglielmo Leonardini detto “Il tedesco” che si batté molto per questa ed altre battaglie; aveva molto seguito fra la gioventù». Sia la Sinistra che la Destra nelle parole di Riccardo hanno sempre snobbato il paese che, all’epoca, era un «fuedo della DC». Non a caso, ci vennero personaggi illustri della Balena Bianca: Giovanni Gronchi, Ministro dell’Industria e Presidente della Repubblica «che apparve all’improvviso alla Messa» fra lo stupore generale. Ma anche il suo successore, Antonio Segni, politico di lungo corso che fu Presidente della Repubblica, appunto, ma anche Capo del Governo, Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’Interno e degli Esteri, ma anche della Difesa, dell’Agricoltura, della Pubblica Istruzione, nonché senatore. Anche lui venne a Guasticce, ospite di una nota famiglia di paese. Così come il senatore Giuseppe Togni, anche lui più volte ministro.

 

La parrocchia Democrazia Cristiana e… il cristianesimo. Riccardo proviene da una famiglia di grandi cattolici, «specialmente mia mamma», anche se «non ho mai servito Messa». Li ricorda tutti i parroci di Guasticce, da Don Sirio Vieri «cattolico integrale che aveva messo tutti in riga» a Don Ernesto Vignali «che era l’idolo della gioventù», fino all’arcinoto Don Giovanni Valeri «un prete veramente tale». «Erano tutti molto legati alla parrocchia i compaesani, di Destra e di Sinistra, tutti andavano a Messa e al catechismo. La vecchia Chiesa, sul poggio, aveva delle campane che si sentivano fino a Stagno, poi vendute per costruire la Chiesa nuova. E il cimitero, accanto alla Chiesa vecchia. Quando vado al cimitero (quello nuovo, ndr, visto che quello vecchio non c’è più) rivedo la Guasticce che ho conosciuto io; oggi questo paese è diventato un dormitorio: leggo della chiusura della Coop (poi riaperta con nuova gestione, ndr) e altro ancora. Vicarello è pieno di negozi, mentre a Guasticce…». La descrizione che Riccardo fa di Guasticce è di un «paese completamente sfaldato». «Prima eravamo tutti una famiglia: Volpini, Cuochi, Bernardini… tutti uniti senza né cattiverie né invidie». Un declino sociale che Riccardo attribuisce alla «crisi della Parrocchia», che all’epoca era «il punto di aggregazione e di riferimento per tutti». «Dove ora c’è il Circolo Acli, prima c’era il Cinema di Celeste Bernardini e poi il Club Amico, costruito grazie a Don Giovanni negli anni ’70; era il punto di aggregazione anche per i fidanzatini».

 

«Quando avevo 15 anni mi sentivo assolutamente guasticciano e non me ne volevo assolutamente andare. C’era un senso di appartenenza al paese che oggi non c’è più. Si facevano le gite col prete, la Parrocchia era il punto fondamentale per l’educazione e l’aggregazione della gente. Nel ’70 Guasticce era un’isola felice, tutti lavoravano e avevano avuto modo di costruirsi la propria villetta».