L’editoriale E’ la piccola e “sperduta” Parrana San Martino con il suo 15,87% di affluenza al voto, la frazione nella quale si è votato di più. Non così nella grande Stagno, dove, seppur si registri un considerevole aumento dei votanti (225 di questa tornata elettorale contro i 142 del 2009), ha votato solamente il 5,74% degli aventi diritto. Stagno è una frazione particolare, è vero. In molti molto probabilmente si sentono più livornesi che colligiani; la raffineria, per non parlare del fatto che, anche dal punto di vista morfologico, manca un’omogeneità urbanistica: c’è Stagno vecchio, sulle rive dello Scolmatore che fa un po’ comparto a sé stante; c’è il Villaggio Emilio, altra zona a sé, e la zona dell’Aiaccia. Manca proprio dal punto di vista urbanistico l’unità strutturale del paese. Insomma, nomen omen. Stagno sembra proprio una frazione a compartimenti stagni. Tutto vero. Ma quel  5,74% è veramente un dato veramente inaccettabile: il Comune, le realtà locali, i singoli cittadini devono pretendere di più. Non è semplice, è vero, ma tutti coloro che tengono a Stagno devono pretendere davvero di più e alzare significativamente l’asticella degli obiettivi della partecipazione.

 

Il necessario ripensamento di questi organi Idem per il capoluogo, Collesalvetti, dove non va molto meglio: l’8,90%. E nemmeno a Vicarello (6,02%), a Parrana San Giusto / Colognole e Crocino col loro 5,31% e a Castell’Anselmo: (7, 69%). Decisamente meglio a Guasticce (14,75%), che però passa comunque dai 212 votanti del 2009 ai 180 di questa tornata elettorale. Quasi in liena con Parrana San Martino, un’altra piccola frazione collinare, Nugola, col suo 15,64%. Stante questi dati – pur consapevoli che si può fare sino ad un certo punto perché tante persone sono inamovibili e della vita comunitaria della frazione non interessa loro nulla – occorre veramente che tutti, dai singoli eletti al Comune alle tante associazioni e realtà del territorio, ripensino questi organi, al fine di renderli sempre più vicini e a servizio della cittadinanza. Non sarebbe male, tanto per cominciare, un chiarimento specifico in merito alle funzioni. Cos’è un Consiglio di Frazione? Un’anticamera del Consiglio Comunale? Una Pro Loco 2? Un mix di entrambe le cose? Quanto è opportuno che sia politico, con vere e proprie candidature di partito, e quanto invece espressione di cittadini svincolati da logiche politiche?! E poi, la comunicazione. Che non può assolutamente ridursi all’affissione della convocazione o del verbale in bacheca, ma che deve estendersi, dappertutto, nelle forme della comunicazione di massa. Non è semplice, è vero. Si tratta di una scommessa impegnativa, che, se parte ora, vedrà i suoi frutti alla prossima tornata elettorale. Ma se questi sono “organismi della partecipazione” – sottintendendo che per “partecipazione” si intenda coinvolgimento in massa e non di piccole porzioni – non ci si può davvero accontentare di queste percentuali.

 

La proposta A tutti gli eletti, i miei migliori auguri di un proficuo lavoro. Un lavoro, sì, su singole tematiche, ma non solo. Mi auguro infatti, nell’interesse dell’organo stesso che si trovi il tempo, in Consiglio e poi in Conferenza dei Presidenti, per discutere sul ruolo e le funzioni di questi organi e sulle modalità comunicative per un coinvolgimento di una sempre maggiore percentuale di popolazione. Non ci si fissi solo su singole tematiche, si dedichino serate al ripensamento complessivo di questi organi. Lo strumento del “referendum” – un piccolo questionario da recapitare in tutte le cassette della posta, che poi i cittadini potranno riconsegnare compilato in un’apposita urna, anche in forma anonima- trovando i fondi, non molti se ben studiata, potrebbe essere un’ottimo punto di partenza per capire cosa la gente si aspetta davvero dai Consigli di Frazione, come li concepisce e come intende rapportarsi ad essi.

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