Dopo aver trattato dell’etica delle donazione, concentriamoci adesso su un aspetto prettamente tecnico della donazione di sangue, ovvero sul percorso del sangue donato. È infatti interessante capire quale sia il destino del sangue raccolto  dopo la donazione. Cercheremo di non soffermarci troppo sugli aspetti tecnico-scientifici della raccolta, lavorazione, validazione biologica e distribuzione del sangue; tuttavia, ci pare corretto affrontare anche questo argomento dal momento che tutti ci chiediamo: “che fine fa la mia donazione?”.

 

Il codice a barre e la tracciabilità Innanzitutto è bene precisare che, qualunque sia il luogo dove avviene la raccolta, dopo il prelievo, il sangue segue una procedura identica che lo porta in tutta sicurezza dal donatore al ricevente. Il fatto che l’ iter di lavorazione e conservazione del sangue sia lo stesso per tutte le realtà territoriali mira a garantire il massimo controllo delle procedure con la conseguente riduzione di rischi e dà luogo ad un concetto chiave nell’ambito della donazione quale quello della sicurezza trasfusionale. La garanzia di questa sicurezza trasfusionale è data dal fatto che ogni sacca prelevata ed i relativi campioni ematici corrispondenti sono registrati ed identificati da un codice a barre univoco al fine di assicurare, in tutto il processo trasfusionale, una perfetta tracciabilità, di circa 30 anni. Studi recenti hanno dimostrato senza alcun dubbio che i più alti livelli di sicurezza trasfusionale si raggiungono attraverso la donazione volontaria, periodica e non remunerata. Viceversa l’ impiego di donatori remunerati e donatori occasionali comporta una più alta incidenza e prevalenza di infezioni trasmissibili attraverso la donazione del sangue. La motivazione di tutto ciò risulta chiara: donatori che donano abitualmente, in maniera regolare, quando si trovano in buono stato di salute e non sono spinti alla donazione da fattori economici consentono al Sistema Trasfusionale di tracciare una storia delle loro donazioni che si configura come un ulteriore strategia di controllo sulla bontà del loro sangue.

 

Lavorazione, qualificazione biologica e distribuzione Veniamo dunque al dettaglio del percorso del sangue donato. Esso può essere suddiviso in tre fasi principali: la lavorazione degli emocomponenti, la qualificazione biologica delle donazioni e la distribuzione. Il sangue prelevato e conservato nelle apposite sacche di plastica viene separato, mediante processi di centrifugazione e successiva sedimentazione per gravità, per ottenere le varie unità di emocomponenti, vale a dire, i globuli rossi, le piastrine, i leucociti ed il plasma. Ciascuno degli emocomponenti ottenuti ha precise indicazioni terapeutiche e può essere utilizzato in svariati campi medico-chirurgici, tra i quali: la cura di leucemie, tumori, intossicazioni da farmaci, anemie, emorragie, ustioni, operazioni di pronto soccorso e trapianti di organi. Ad ogni donazione vengono prelevati alcuni campioni di sangue per effettuare esami batteriologici, sierologici e virologici che mirano a garantire la massima qualità ematica. Tale validazione biologica si basa sulla ricerca di eventuali anticorpi diretti contro virus o parassiti e su esami immunoematologici. Solo se la ricerca dei principali agenti infettivi che controindicano la donazione (epatite B e C, HIV e sifilide) è negativa le unità ematiche vengono validate ed utilizzate per i pazienti. A questo punto, gli emocomponenti, separati e validati, vengono distribuiti ai vari reparti ospedalieri che ne fanno richiesta, dopo aver eseguito i test di compatibilità donatore/ricevente.

 

Il caso plasma Una piccola parentesi merita di essere aperta relativamente alla trasformazione ed all’utilizzo del plasma, ad oggi altamente richiesto. Il Servizio Sanitario Nazionale si occupa del prelievo in aferesi, della conservazione, della lavorazione della qualificazione biologica e della distribuzione del plasma. Il plasma donato può avere due destini diversi: può essere indirizzato all’ industria farmaceutica oppure essere utilizzato per scopi clinici. Nel primo caso, l’ industria convenzionata fraziona il plasma per la produzione di farmaci (plasmaderivati) derivanti dallo stesso quali l’ albumina, le immunoglobuline, i fattori della coagulazione, l’antitrombina III, che, successivamente, vengono distribuite negli ospedali. I pazienti possono così ricevere il plasma sotto forma di prodotti farmaceutici ottenuti dalla lavorazione industriale dello stesso. Nel caso in cui il plasma venga impiegato ad uso clinico, esso è trasfuso ai malati senza alcun tipo di lavorazione industriale.

 

Il sistema trasfusionale regionale Infine, concludiamo accennando brevemente al Sistema Trasfusionale della nostra Regione. Il Centro Regionale Sangue (CRS) è al Centro del Sistema Trasfusionale della Toscana ed è una diretta emanazione dell’ Assessorato Diritto alla Salute e Politiche di Solidarietà. Il suo  scopo principale (definito “mission”) è quello di coordinare le attività del Centro Trasfusionale, che risulta essere, ogni giorno sempre più, al centro delle attività sanitarie della Toscana. In virtù di tutto questo, esso si relaziona con le Aziende Sanitarie, con le Associazioni di Volontariato, con i centri di ricerca universitari, con le aziende farmaceutiche di riferimento allo scopo di attuare strategie efficaci e funzionali alle necessità ed alle richieste dei Centri Trasfusionali, salvaguardando e promuovendo la donazione come strumento attivo di esercizio di cittadinanza, senso civico e responsabilità.