Lorenzo BacciCollesalvetti Sindaco e Segretario del PD? «Un valore aggiunto per i nostri territori» perché  «per troppo tempo la politica, quella di partito, è stata distante dalla questioni e dalle esigenze dei territori». Va dritto per la sua strada Lorenzo Bacci, candidato alla Segreteria Territoriale del Partito Democratico. Convinto del suo percorso, porta avanti questa sua scommessa – nella quale si gioca molto – anche perché «ritengo più che verosimile la mia vittoria e non mi preoccupo degli altri candidati in corsa». E sorride a coloro che accusano la sua di essere una candidatura d’apparato. Come non accetta la proposta di Auteri di rivelare prima del voto i nomi di coloro che potrebbero entrare a far parte della sua segreteria perché «non mi piacciono i chiacchiericci per fare scoop».

 

Bacci, lei è Sindaco di Collesalvetti e Consigliere Provinciale a Livorno. Adesso, anche la candidatura a segretario territoriale del PD. Non c’è troppa carne al fuoco? Come farà a gestire tutti questi ruoli?

«Credo che essere Sindaco e segretario del PD possa essere un valore aggiunto per i nostri territori e per la possibilità di portare con più forza e con maggiore peso le questioni più urgenti e rilevanti sui tavoli provinciali e regionali. Lo dimostra la sinergia di intenti e di proposte che è iniziata con Alessandro Franchi ma anche con l’Assessore Gianfranco Simoncini sulle questioni legate al lavoro, penso in primis a ENI. Inoltre oggi più che mai serve una politica competente, che conosce le questioni nel merito e che sappia costruire un rapporto con i cittadini. Per troppo tempo la politica, quella di partito, è stata distante dalla questioni e dalle esigenze dei territori perché troppo impegnata a gestire interessi di parte. Adesso serve aprire una nuova fase fatta di serietà e concretezza. La sconfitta subita dal PD a Livorno in parte risponde a queste mancanze  che hanno generato un generale moto di sfiducia e perdita di credibilità».

 

Il sindaco Lorenzo Bacci

Il sindaco Lorenzo Bacci

Qual’è la sua ricetta per rilanciare il PD a Livorno dopo la sconfitta elettorale alle ultime comunali, vinte dal Movimento 5 Stelle?

«Ricostruire un rapporto vero con tutti quei cittadini che per troppi anni non si sono sentiti rappresentati dal PD, mettendo al centro del discorso pubblico il lavoro e la cultura. Lo ripeto: il punto vero è costruire e proporre politiche credibili e far sì che queste proposte arrivino da persone credibili, non più emanazione di una classe dirigente che ha fallito e non si è dimostrata adeguata a gestire una fase complessa e critica. È vero, nel Paese e anche sui nostri territori, la crisi della rappresentanza politica è alta, ma questo accade soprattutto laddove i partiti non hanno saputo comprendere i cambiamenti che maturavano nella società, il presentarsi di nuove condizioni sociali e lavorative. Io immagino un PD che sappia interagire fattivamente con le nuove Partite IVA, i precari, i docenti e soprattutto i tanti giovani che sono costretti a condurre 2 o 3 lavori per mettere insieme uno stipendio decente. Così come voglio anche tornare a promuovere lo sviluppo cultura e il progresso civico delle nostre comunità, ripensando un modo di convivenza e partecipazione alla vita collettiva».

 

A contendervi questo incarico siete in 5. Ritiene verosimile la sua vittoria? Qual’è l’avversario che teme di più?

«Ritengo più che verosimile la mia vittoria e non mi preoccupo degli altri candidati in corsa, con i quali c’è una differenza sostanziale che emerge sopra tutte le altre differenze tematiche: io, a differenza loro, non sono portavoce di nessuno e tanto meno di una vecchia classe dirigente che crede che sia sufficiente mettere avanti un volto nuovo per poter parlare di rinnovamento».

 

La sua è stata definita una “candidatura dell’apparato”, imposta dall’alto. Come replica a queste affermazioni?

 «Sorrido. Chi conosce anche solo un decimo della mia storia politica sa che la mia esperienza nasce e cresce in completa antitesi rispetto alle filiere di apparato».

 

Uno dei candidati, Auteri, ha detto che rivelerà i nomi di coloro che comporranno la sua eventuale segreteria 5 giorni prima del voto in segno di trasparenza ed ha invitato lei e gli altri a fare altrettanto. Lo farà? Ha già in mente qualcuno? Può dircelo in anteprima?

«I nomi della segreteria saranno fatti dopo la mia elezione a segretario. Non mi piacciono i chiacchiericci per fare scoop. Sarà una segreteria snella e giovane, uno spazio dove potrà crescere una nuova classe dirigente».

 

Patto del Nazareno, politiche sul lavoro, alleanza col Nuovo Centro Destra… Sono tanti i motivi di attrito all’interno del partito. Qual’è la sua visione di quanto sta accadendo all’interno del PD?

 «La dimensione locale e territoriale è altra cosa rispetto al governo di un paese. Io con la destra nazionale ho veramente poco a che fare anche se non ho mai avuto problemi a dialogare con tutti. E se un cittadino di centro destra decide di iscriversi al PD, ben venga, nel mio PD ci sarà sempre spazio per chi decide di cambiare idea, portando con se un contributo propositivo e stimolante per far crescere il territorio livornese».