passo carrabileCollesalvetti Ripristinata la tassa sui passi carrabili, in forma retroattiva. E’ quanto deciso durante l’ultimo Consiglio Comunale. La delibera è stata approvata con 10 voti favorevoli (la maggioranza PD) e 3 contrari (il Movimento 5 Stelle). Un PD non completamente compatto, tuttavia, visto che il consigliere Maurizio Scatena, in dissenso su questo con la maggioranza, col suo gruppo consiliare, ha preferito uscire dall’Aula. Non se l’è sentita, Scatena, di votare contro la sua stessa maggioranza, ma non se l’è sentita nemmeno di votare per disciplina di partito. L’Assessore al Bilancio, Andrea Crespolini, ha addotto, fra le motivazioni per il ripristino di questa tassa, la riduzione del Fondo di Solidarietà ed altre modifiche normative per le quali, sostiene, «è stato necessario reperire nuove risorse per mantenere il livello attuale dei servizi fin ora erogati soprattutto nel comparto del sociale». Crespolini ha motivato questa misura facendo riferimento all’equità. «I contribuenti residenti su strade provinciali – ha detto Crespolini  debbono corrispondere la tariffa dei passi carrabili, mentre altri sono esclusi perché residenti su strade comunali. Inoltre, il Comune provvede anche al servizio richiesto dai cittadini possessori di passo carrabile, sostenendo un costo vivo. Per queste ragioni si ripristinano i passi carrabili, mantenendo le stesse aliquote applicate nel 2013».

 

Fiaschi in Consiglio ComunaleLa replica del Movimento 5 Stelle è stata affidata al consigliere Fiaschi che ha annunciato il voto contrario a questa delibera, che – ha detto – «rappresenta una tassa aggiuntiva, già ce ne sono tante e per di più retroattiva. Nel 2015 i proprietari di passi carrabili, molto probabilmente, dovranno pagare 2 volte: per il 2014 e per il 2015». I pentastellati, tuttavia, rappresentano l’opposizione, Scatena invece la maggioranza. Un caso politico, dunque – dopo le clamorose dimissioni di Scatena da Segretario comunale del PD in pieno iter di bilancio – tutto interno alla compagine democratica, che il PD dovrà – se potrà e vorrà – risolvere nelle apposite sedi di partito.