Raffineria EniStagno «L’Eni non può rappresentare solo un pacchetto azionario quotato in borsa, ma deve rappresentare l’industria italiana. Non si può permettere che 30.000 dipendenti e nel nostro caso in particolare di Livorno (1500 persone compreso l’indotto) rischino di perdere il lavoro e al contempo non possiamo permetterci neanche un ridimensionamento del personale, perché ormai Livorno e provincia e’ una realtà logorata da chiusure di siti industriali e ridimensionamenti aziendali». E’ netta la presa di posizione del circolo colligiano di Rifondazione Comunista.

 

Per Valerio Bianconcini, responsabile delle politiche del lavoro nel partito «ormai il cittadino livornese e non solo è arrivato a pensare che questa situazione sia ingenerata da una politica industriale che punti a far diventare Livorno una “città magazzino”, vista la sua posizione logisticamente favorevole, per l’Italia e per l’Europa. Questo però sappiamo tutti che non è sufficiente a generare nuovo lavoro e occupazione di qualità, quindi serve una coraggiosa inversione di tendenza politica e soprattutto servirebbe un vero piano industriale al quale fare riferimento. Ma per ora, nonostante la “brillantezza” del Governo centrale, ancora nulla».

 

«Per ora – accusano i comunisti locali – assistiamo solo ad una bagarre legata alle riformo istituzionali e costituzionali, ma di manovre e politiche che aiutino a far ripartire l’economia ed il lavoro ancora nulla! Ma, ritornando alla nostra raffineria di Stagno, “lo Stanic” che nasceva nel 1950 dopo le devastazioni belliche, che ha una capacita’di 84mila barili/giorno, che oltre gli impianti di distillazione primaria ha 2 linee di produzione di lubrificanti, si deve far sì che questo sito rimanga in essere appunto per la sua storia  per il bene della comunità livornese e non solo».

 

«In una fase storica italiana drammatica, dove non esiste a livello politico una Sinistra vera che rappresenti la classe operaia e le classi sociali più disagiate, non solo nei suoi rapporti con un determinato gruppo di imprenditori ,ma nei suoi rapporti con tutte le classi della società contemporanea e con lo Stato, noi continueremo a contrastare queste politiche di chiusura senza tener di conto di nessun tipo di riconversione. Sino a quando permarranno queste problematiche e solo questa via di uscita a senso unico, palesata dalla società ENI, Rifondazione Comunista sarà accanto ai lavoratori con la propria politica e le proprie ricette, atte solo al mantenimento del sito produttivo o comunque al mantenimento dell’attuale livello occupazionale della raffineria, indotto compreso ovviamente. Eni non rappresenta solo una qualunque realtà produttiva, ma rappresenta lo Stato ed ha verso il territorio una responsabilità sociale alla quale non potrà mai venir meno e di tutto ciò l’attuale classe politica dirigente del nostro Paese non potrà non tenerne conto».